L’ultima trovata di una “sobria” Fondazione: il Censis
Nel mio ultimo articolo affermo che la “comunicazione” è il punto cruciale per ogni speranza di positivo cambiamento sociale: quella corretta e consapevole comunicazione che potrebbe riuscire, ove ne abbia occasione, a smascherare le falsità narrative del sistema sulla realtà e sulle cause della crisi.
Una comunicazione veicolata in maniera ferma da soggetti non solo consapevoli e preparati, ma anche non disposti ad “ammorbidirsi” e/o “confondersi”, allorché abbiano l’occasione di poter calcare ribalte mediatiche più importanti.
In teoria saremmo nell’era della comunicazione e dell’informazione, ma in pratica dobbiamo cercare canali alternativi al cosiddetto “mainstream” se vogliamo veramente capire la natura, le origini e la sequenza di scelte che stanno causando l’ormai cronica crisi dell’Occidente industrializzato.
In teoria saremmo anche nell’era della “conoscenza”: purtroppo, siamo decaduti nell’era della “scienza” portata a nuovo idolo, caratterizzata da una generalizzata prassi ad infarcire di “scienza” qualsiasi cosa voglia presentarsi come autorevole.
Lo scientismo non è solo l’impulso di voler applicare il metodo scientifico ad ogni ambito del sapere, cosa su cui non avrei niente da dire se compiuta con coerenza, ove possibile, quanto una più deleteria pretesa terminologica, classificatoria ed etichettante proveniente dalle “scienze umane”, mutuata dalle scienze naturali.
Tale tendenza, abbinata ad un sostanziale materialismo di base con cui si pretende circoscrivere l’essere umano, è sfociata inevitabilmente in teorie e prassi assai discutibili, che il mondo della “scienza” avrebbe dovuto denunciare con fermezza.
Ciò non è avvenuto, o non è stato sostenuto con la necessaria forza.
Una delle conseguenze dello scientismo l’abbiamo, ovviamente, nel linguaggio comune, ma anche in quello che dovrebbe essere più “istituzionale” e terminologicamente “irreprensibile”.
Ecco allora spuntar fuori “magicamente”, il fatto che noi italiani saremmo malati, anche se il termine malattia non è esplicitato, addirittura di, udite udite, “SOVRANISMO PSICHICO”!
Roba da far schiattare d’invidia i maestri dell’etichettatura stigmatizzante, gli psichiatri!
Sicuramente qualcuno di loro ne trarrà spunto per una “ricerca a largo spettro” atta a circoscriverne i contorni e individuarne l’eziologia… magari riesce anche a farla votare fra le altre baggianate del DSM!
Tornando a noi, non di psichiatri parliamo ma del CENSIS, ieri alla ribalta di tutti i Tg.
Leggiamo dal suo sito alcuni passi dal comunicato stampa intitolato:
“L’ITALIA PREDA DI UN SOVRANISMO PSICHICO.
Dopo il rancore, la cattiveria: per il 75% degli italiani gli immigrati fanno aumentare la criminalità, per il 63% sono un peso per il nostro sistema di welfare. Solo il 23% degli italiani ritiene di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori. E il 67% ora guarda il futuro con paura o incertezza. Il potere d’acquisto delle famiglie ancora giù del 6,3% rispetto al 2008. Emergenza lavoro: scompaiono i giovani laureati occupati (nel 2007 erano 249 ogni 100 lavoratori anziani, oggi sono appena 143).
Roma, 7 dicembre 2018. Le radici sociali di un sovranismo psichico: dopo il rancore, la cattiveria. La delusione per lo sfiorire della ripresa e per l’atteso cambiamento miracoloso ha incattivito gli italiani. Ecco perché si sono mostrati pronti ad alzare l’asticella. Si sono resi disponibili a compiere un salto rischioso e dall’esito incerto, un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto da così vicino, se la scommessa era poi quella di spiccare il volo. E non importa se si rendeva necessario forzare gli schemi politico-istituzionali e spezzare la continuità nella gestione delle finanze pubbliche. È stata quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle élite, purché l’altrove vincesse sull’attuale. È una reazione pre-politica con profonde radici sociali, che alimentano una sorta di sovranismo psichico, prima ancora che politico. Che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria ‒ dopo e oltre il rancore ‒ diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare. Il processo strutturale chiave dell’attuale situazione è l’assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive. L’Italia è ormai il Paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori… ”.
È del tutto evidente l’ipocrisia dell’enunciato: sfruttando l’occasione di parlare della situazione degli italiani, fa chiaramente riferimento al governo giallo-verde: quel “non importa se si rendeva necessario forzare gli schemi politico-istituzionali e spezzare la continuità nella gestione delle finanze pubbliche. È stata quasi una ricerca programmatica del trauma“ a chi si riferirebbe altrimenti?
Non è una difesa delle ingerenze di Mattarella sulla formazione del governo ed un giudizio negativo, non richiesto e non dovuto, sulla manovra economica?
Sorvoliamo sul “silenzio arrendevole delle élite”, sono mesi che TG ed Europa ce l’hanno col governo, quindi…
Il seguente passaggio, a commento di alcuni dati sulla quantità e la qualità dei consumi italiani, manifesta chiaramente un proposito ad andare ben oltre la fredda analisi:
“Molto difficilmente beni e servizi che non accendono desideri specifici dei singoli consumatori – divenuti ferocemente intelligenti nell’adottare una logica selettiva di egolatrico compiacimento – avranno una potenza attrattiva sufficiente per vincere la tendenza a tenere i soldi fermi, preferibilmente in forma cash”.
Insomma, noi italiani avremmo non solo il “difettuccio” di essere “sovranisti psichicamente”, ma anche di essere degli egolatrici che preferiscono avere in tasca qualche soldo “vero”…
Ditemi voi se questi passi del comunicato, ben sottolineati dai media, non sono un bel servizietto alla narrativa delle élite ben rappresentata nei Tg!
Come diceva uno che se ne intendeva di questi ambiti, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende!
Se avete letto il mio precedente articolo linkato all’inizio, capirete che non sono interessato ad un’acritica difesa del governo in carica, soprattutto quando i suoi esponenti più in vista speculano sulla “sicurezza” ed aizzano pulsioni razziste, o quando ad una narrazione antisistema non fanno seguire scelte coerenti e non in linea col passato.
Non difendo Salvini e Di Maio senza sé e senza ma, ma non si può non osservare, per l’ennesima volta, alcune importanti distorsioni nella vita democratica del Paese: le propaggini del “sistema” e degli enti che lo stesso riesce a condizionare, anche quando sono costretti ad emettere foto impietose e reali della situazione socio-economica del nostro Paese, come pur accade per questo caso, ne danno una visione parziale e distorta, senza arrivare al centro delle questioni.
Mentre la rappresentazione mediatica continua ad assimilare il “sovranismo” alla destra, dimenticando che si deve al contrario interpretare come istanza attuativa della sovranità costituzionale, ora si vorrebbe recepire questo concetto come una “distorsione psichica” da cui sarebbe affetto l’italiano preoccupato, ora non più rancoroso, ma anzi incattivito.
Della ferocia di un’economia finanziarizzata protetta da banche private lasciate al di sopra della democrazia da una politica complice, meschina e criminale, sentirete parlare solo da “sovranisti psichici” come me, malati di giustizia e Diritti Umani.
Massimo Franceschini, 8 dicembre 2018
questo il mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti Umani
fonte immagine: PxHere
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