Con i social media le corporazioni globali riescono ad annullare la politica che potrebbe arrivare dalla società civile
Pubblicato anche su Sfero
Questo articolo nasce dal seguente breve intervento che ho postato su una chat Telegram.
Ho visto alcune discussioni, dopo aver fatto un appello, ieri, a non parlar più per quanto possibile e in generale della questione sanitaria: rimaniamo sempre nel campo che ha deciso il sistema, mentre dovremmo spostare il focus sulla perdita dei diritti umani.
Le discussioni su “chi è più o meno eroe”, sono un particolare divide et impera “interno”, l’ennesima vittoria di un sistema che attraverso i social media ha capito da anni come distruggere la nostra potenza, individuale e collettiva.
Vi invito ad approfondire qui: https://www.massimofranceschiniblog.it/2021/10/18/la-frammentazione-personale-sociale-e-politica/
La questione del “chi è più o meno eroe”, si riferisce a tutte quelle discussioni che si generano automaticamente nelle chat del dissenso all’attuale regime sanitario, in cui si misura “chi ce l’ha più lungo” in quanto a “coerenza antisistema”.
Ed ecco tenzoni-tensioni fra chi riesce a non vaccinarsi/tamponarsi rivendicando una posizione certamente coerente, e chi per vari motivi è costretto a qualche compromesso.
Discussioni lunghissime, che finiscono spesso con vari tipi di rotture, un vero e proprio rimuginare che rappresenta, a ben vedere, il segno dell’introversione di un popolo, quello del dissenso, che rifiutando la politica come prassi creativa e liberatrice di istanze verso l’“alto istituzionale”, finisce per depotenziare la sua forza nel “basso social-mediatico”.
Con i social media le corporazioni amplificano apparentemente le possibilità di comunicare, dando al contempo un’impressione di protagonismo, come analizzo nell’articolo summenzionato.
Questo è solo uno, ma non trascurabile, dei problemi che impediscono la nascita di una politica nell’epoca “digital-sociale”: se negli anni ’70-‘80 si passò dall’impegno al “riflusso nel privato”, quasi sempre chimicamente addizionato, oggi siamo così abituati alla vita parallela virtuale, ci sentiamo così “partecipi”, “informati” ed “attivi”… continuiamo a parlare, a coltivare contatti non capendo che tutto ciò non può impensierire il deep state.
Siamo così abituati e “appagati” dal poter “comunicare” di continuo, anche se ad un livello del tutto inefficace, che facilmente crediamo di star facendo qualcosa, quando troppo spesso stiamo solo cercando una valvola di sfogo emotiva, ma ingrassando i signori del big data.
Questi fattori, insieme alla gravità della situazione politica e civile odierna, dovrebbero far capire l’urgenza di creare un Partito Unitario di Liberazione Nazionale, sulla falsariga di quello che ho da tempo pubblicato: anche la sola funzione coordinatrice ed organizzatrice delle istanze verso l’ambito istituzionale, se fatta con lungimiranza, capacità, coerenza e trasparenza, segnerebbe la nascita di un baricentro, di un indirizzo verso l’alto tale da contribuire ad alleviare l’introversione social-rancorosa che tante energie disperde in modo distruttivo.
Ovviamente, il substrato di tutto ciò è l’antipolitica, intesa come esclusione, “dimenticanza” del fatto, che un tempo sarebbe stato “lineare”, di considerare naturale regolare questioni inerenti al vivere civile premendo sulla politica e cercando di entrare nelle Istituzioni.
Del resto, la stessa Costituzione cui facciamo riferimento parla di partiti, non di kermesse e luoghi social mediatici: un popolo diversamente orientato trarrebbe sicuramente beneficio da ogni altro ambito, anche social mediatico, che sarebbe così arricchito e stimolato ad ottenere le migliori performance da un punto di vista creativo e propositivo.
Accontentarsi di tutto il resto, senza capire che l’attività e la volontà politica debbano essere i fatti principali, lascerà la società civile alle determinazioni di livelli oligarchici privati che succhiano come vampiri la residua linfa vitale di Istituzioni e ordinamenti, verso i quali la gente sta da troppo tempo mostrando un devastante disinteresse civile.
Come dico sempre, non è tutta colpa del sistema se le cose vanno male: riversare orizzontalmente le tensioni lascia il vertice tranquillo, non si scomporrà di certo per le nostre “vibrazioni” mal indirizzate.
Massimo Franceschini, 18 novembre 2021
fonte immagine: PxHere
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