Per chi preferisce ascoltare, qui la versione AUDIO dell’articolo dal podcast relativo, qui la presentazione della serie audio
Proseguendo nella trattazione di ogni Diritto Umano siamo all’Art. 6, vediamone il testo.
Articolo 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
Cosa vuol dire esattamente questo articolo?
Perché è necessario?
Abbiamo già visto che i primi 5 articoli della Dichiarazione Universale stabiliscono la fondamentale dignità e libertà della persona, e che tali caratteristiche devono essere egualmente tutelate per tutti, senza discriminanti.
Oltre a ciò abbiamo visto che ogni essere umano ha diritto alla sua sicurezza e che non dovrebbe essere schiavizzato o torturato.
A cosa serve la “personalità giuridica”?
Serve a “completare”, per così dire, la “status sociale” di essere umano, in quanto “soggetto di diritto”.
Il complesso delle regole che disciplinano i rapporti umani si basa sul fatto che esiste un insieme di persone che intendono darsi delle norme di convivenza, un ordinamento giuridico.
Questo “insieme” riconosce così che “ogni” persona è mattone formante, essenziale dell’insieme.
Il riconoscimento di questa essenzialità è, appunto, la personalità giuridica, un atto che la comunità “deve” ad ogni suo membro.
È il riconoscimento della sua esistenza ed appartenenza alla comunità, ma anche del fatto che ogni persona è, in quanto tale, il fondamento della comunità, del diritto stesso, dell’ordinamento giuridico.
Ogni persona è quindi “soggetto giuridico”.
Non si parla qui di “cittadinanza”, il riconoscimento di appartenenza alla comunità ed alla sua “norma”, ma di riconoscimento legale di “essere”, in quanto essere umano.
È un sostanziale rispetto della persona, di ogni persona, riconosciuto e sancito come fondamentale legge di tutte le persone, per tutte le persone.
È un riconoscimento di diritto “originario”, ben diverso dalla concessione di “persona giuridica” che diamo ad enti vari, di diritto pubblico o privato.
Questo riconoscimento è o dovrebbe anche essere, con tutta evidenza, il fondamento del cosiddetto Stato di diritto.
Lo Stato dovrebbe perciò rappresentare l’organizzazione giuridico-amministrativa di una comunità territoriale coesa di soggetti originari di diritto: gli esseri umani che lo formano.
La storia ci insegna che quanto auspicato dai diritti umani non si è ancora veramente realizzato.
Lo Stato di diritto avrebbe dovuto rappresentare il punto di arrivo della civiltà politica in cui, e con cui, la comunità di cittadini consapevoli e responsabili si autogestiva, secondo una “norma” democratica trasformata in legge: una norma con alla base la valorizzazione della persona e la protezione dei suoi diritti.
Tale norma avrebbe dovuto essere uguale per tutti, certa e trasparente nella sua applicazione.
La teorica possibilità di accesso alle cariche istituzionali da parte di ogni persona, la separazione dei poteri e l’indipendenza del “giudice” avrebbero dovuto garantire il buon funzionamento e l’attuazione dei principi.
Vari fattori hanno fatto sì che tutto ciò non si avverasse realmente: lo Stato di diritto ha subito l’assalto delle ideologie e di centri di potere più o meno occulti.
Siamo così passati dall’avere Stati oppressivi di vari “colori” al fenomeno attuale di progressivo svuotamento delle sovranità nazionali, “giustificato” da presunte esigenze di pace e di integrazione “vendute” come necessarie per un mondo sempre più globalizzato.
Siamo così finiti in una realtà politica di svuotamento delle prerogative dello Stato di diritto, di cui si avvantaggiano soggetti privati di varia natura: lobby commerciali e di interessi privati, logge private di vario tipo, più o meno occulte, multinazionali.
L’accesso alla politica rimane apparentemente libero ma è così condizionato a tutta una serie di fattori e “percorsi” non veramente accessibili a tutti, in cui si perde facilmente l’originario spirito di servizio che la politica dovrebbe rappresentare.
I soggetti privati che governano effettivamente le nostre vite sono in grado di formare delle vere e proprie “oligarchie” politiche, in cui difficilmente possono entrare persone sinceramente interessate ad una gestione della politica dalla parte del cittadino.
Questi stessi soggetti si fanno forti del sostanziale controllo della tecnologia, della ricerca e della maggior parte dei media.
Un controllo siffatto determina l’”agenda dei problemi”, l’ideologia di massa, il cosiddetto “pensiero unico dominante”, e gli eventi con cui condizionarla.
La personalità giuridica dell’individuo rimane così solo sulla carta: siamo esposti a determinazioni esterne, a leggi ed eventi sistemici di vario tipo su cui non abbiamo controllo sia come individui sia come comunità.
È per tutto ciò estremamente urgente un risveglio di coscienza da parte di ogni comunità nazionale, per rinnovare la politica e rifondare un nuovo “Stato di Diritto e del Cittadino”, in cui la sovranità della comunità stessa si basi sull’effettiva e garantita personalità giuridica dei suoi componenti.
Se non riusciremo a fare ciò non rimarrà altro che osservare, giorno dopo giorno, il compiersi di un disegno tecnocratico di controllo globale, permesso dal controllo di una tecnologia sempre più invasiva, ad ogni livello.
Un destino veramente triste per le nostre libertà e diritti.
Massimo Franceschini, 7 dicembre 2017
Questo il bellissimo video relativo all’Art. 6 dell’associazione no-profit: “Gioventù per i Diritti Umani”
il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani
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