Rigettiamo ogni “controllo” destra/sinistra
Sul “sovranismo” mi sono ripetutamente espresso, come ad esempio qui, dove nelle prime righe inserisco anche un interessante articolo con un’attenta panoramica sulla questione.
In sintesi: ritengo che il fenomeno politico più importante del moderno Occidente sia la perdita di sempre più grandi “dosi” delle “sovranità” che uno Stato di diritto dovrebbe avere, politiche e monetarie in primis.
Questa perdita favorisce, in sostanza, un sistema oligarchico di logge private che, oltre alla politica e alla cultura “mainstream”, controlla le più importanti lobby: finanziaria, bancaria, militare, industrial-tecnologica, energetica, chimico-farmaceutica, mediatica, alimentare.
Il “sovranismo” quindi appare, o dovrebbe apparire, come un’antitesi a queste perdite di sovranità: un’esigenza di rinnovato senso della politica in grado di porre argine alla “desovranizzazione” dello Stato, e ad alcuni preoccupanti fenomeni che caratterizzano la modernità.
Se guardiamo le attuali tendenze culturali non possiamo non vedere come a livello globale siamo “inevitabilmente” lanciati verso un inarrestabile sopravvento della “tecnica” su tutte le altre culture.
A livello politico ciò comporterà, giocoforza, l’affermarsi di vari “regimi tecnocratici di controllo”.
A proposito del “controllo”, si deve chiarire secondo me una questione fondamentale, inerente alla natura stessa della politica: se è vero, come è vero, che per “politica” debba intendersi una “scienza” del governo, dello Stato e della cosa pubblica, non possiamo non vedere come oggi la politica sia ridotta a mero “controllo” ed esecuzione di parametri e programmi economico-finanziari decisi da organismi privati sovranazionali, da una parte, e dalla fondamentale cessione di controllo su tutto il resto alle lobby suddette.
Tali lobby influiscono pesantemente, oltre che sulla politica, anche sulla narrazione mediatica della politica stessa e della realtà.
Ecco allora che ci appare sempre più solida la realtà del “controllo tecnocratico”, di cui già oggi possiamo vedere svariati aspetti embrionali, culturali e tecnici.
Tre esempi su tutti: a. la cosiddetta “ideologia gender”, ovviamente negata dal mainstream; b. la sempre maggior implementazione dell’“internet delle cose”, che ci renderà sempre più dipendenti da chi controlla la tecnologia in tutti i settori, sia di interesse pubblico, sia privato, sia personale; c. l’attivazione sempre maggiore di misure coercitive di “salute pubblica”, dei reati veri e propri di cui abbiamo visto un primo assaggio con le vaccinazioni obbligatorie, per non parlare dell’ingiustizia insita nella pratica dei TSO che la giurisprudenza tarda a “comprendere”.
Il “sovranismo” dovrebbe porre un argine a questi fenomeni, ma rischia di fallire clamorosamente nel suo scopo, per due principali motivi.
Il primo è determinato dall’opera “diffamatoria” dei maggiori media, che lo inquadrano in maniera riduttiva e semplicistica come fenomeno nazionalista, quindi “di destra”, o “populista”, con un’accezione del termine che fa trasparire un senso di inadeguatezza, quasi di povertà intellettuale.
Il secondo motivo per cui il “sovranismo” rischia di fallire è determinato dalla politica “destra/sinistra”: cioè, da vari tentativi di “tirare” il concetto di sovranità da una parte all’altra, come fossimo ad un “secondo tempo” degli anni ’70.
I “destrorsi” parlano di sovranismo per seguire il “leader carismatico” di turno in grado di risolvere/rappresentare le loro rabbie ormai troppo represse, i “sinistrorsi” parlano di sovranismo ma intendono “socialismo”, spingendo molto sul fatto che “la sovranità appartiene al popolo da Costituzione”, come se il popolo abbia un colore solo, come se il popolo significhi una cosa sola, indipendentemente da quali e quante culture e tradizioni sia innervato.
Secondo questi la Costituzione avrebbe degli articoli ancora da attuare, di stampo chiaramente socialista.
Credo che, al contrario, la Costituzione sia un mirabile esempio di sintesi fra anime diverse, certamente perfettibile ed aggiornabile, soprattutto dove snaturata da modifiche de-sovranizzanti e dove carente nell’auto-difendersi da tali modifiche.
Oltre a ciò, se proprio vogliamo “tirar per la giacchetta” la nostra bella Costituzione, non possiamo non vedere che, oltre al lavoro e alla sovranità popolare, gli unici valori a cui fa espresso riferimento, all’Art. 2, sono i diritti inviolabili dell’uomo, anticipando di pochi mesi la stessa Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, di cui però già “assorbiva” il senso valoriale.
Per concludere: chi è interessato a creare un nuovo soggetto politico “sovranista”, dovrebbe fare molta attenzione alle varie implicazioni qui espresse, al senso della politica e del governo più in generale.
Se vero sovranismo sarà, potremmo finalmente avere una politica equilibrata per restituire allo Stato di diritto la “cura” degli ambiti e dei servizi che gli sono propri da Costituzione e diritti umani, ma in un sistema trasparente in cui la società civile possa finalmente esser protagonista, vigile e partecipe, in cui l’accesso alla politica ed agli organismi di controllo sia, finalmente e veramente, libero e democratico.
Questa “cura” sarebbe permessa dal ripristino delle sovranità politiche e monetarie, che renderebbero inutile il dissanguamento fiscale del lavoratore e dell’impresa, permettendo inoltre la piena occupazione: lo Stato avrebbe da spendere per curare il territorio e gli ambiti di sua competenza, idem la libera impresa sgravata da fardelli che niente hanno a che vedere con una corretta gestione che dovrà, certamente, essere rispettosa della Nazione in cui opera, dei diritti del lavoratore e dell’impresa altrui.
Le sovranità politiche, inserite in un esclusivo binario costituzionale, permetterebbero al nostro Paese di creare dei nuovi rapporti solidali con le altre Nazioni, senza chiusure premeditate dalle ormai sorpassate vicende della storia e senza che organismi privati transazionali possano continuare a demolire la realtà e la dignità delle Nazioni e delle culture, la ricchezza stessa dell’umanità.
Se vero sovranismo sarà, dovrà necessariamente essere un “sovranismo universalista”, ispirato cioè ai più alti valori rappresentati dall’insieme dei 30 diritti dell’uomo.
Un sovranismo maturo in cui le varie “anime” possano finalmente trovare nei diritti umani quel fattore culturale “onnicomprensivo” che sembrano ancora incapaci di vedere.
Massimo Franceschini, 31 luglio 2018
Ps. Nel mio libro work in progress, in immagine, un primo tentativo di programma politico che andrà a far parte di un’opera più completa, insieme ai contenuti che sto esprimendo in una serie di scritti su ognuno dei diritti umani, che potete trovare in questa sezione.
Di seguito altri articoli utili per approfondire il tema:
LE RESPONSABILITÀ DELL’ASSENZA DI UN’ALTERNATIVA ALLA POLITICA DESTRA/SINISTRA
PER UN PROGRAMMA POLITICO-OPERATIVO UMANISTA E SOVRANISTA
DIRITTI UMANI: 10 PUNTI PER UNA NUOVA POLITICA SENZA COMPROMESSI
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