Shafique Keshavije: « La violenza trova una giustificazione nel Corano »


Shafique Keshavije

L’Islam non è solo una religione, ma un progetto politico, dichiara Shafique Keshavije nel suo nuovo libro “L’Islam conquistatore”. Alla luce dei testi fondamentali vuole dimostrate che l’Islam porta con sé una visione egemonica contraria ai valori occidentali.
E’ un libro che porterà senza dubbio delle polemiche. Sotto il titolo L’Islam conquistatore Shafique Keshavjee, pastore protestante, dottore in Scienze delle religioni dell’Università di Losanna ed ex costitutore di Vaud, postula, alla luce delle fonti, che l’islam porta in sé un progetto di conquista, se necessario con la violenza se è necessario. Un grido di avvertimento ai politici. 

Giornalista: La violenza e la volontà egemonica sarebbero inerenti all’Islam. Non ci va un po’ troppo duramente?
Shafique Keshavjee: Il mio libro comincia con un’autocritica. L’Occidente ed il Cristianesimo hanno una lunga esperienza di conquista e d’imperialismo che non passa sotto silenzio. A partire da lì mi permetto di constatare che l’Islam ha un obiettivo di conquista. Si vogliamo difendere i valori della libertà, del rispetto, del pluralismo, bisogna guardare all’insieme delle violenze, senza tabù.

In cosa l’Islam sarebbe un progetto di conquista che minaccia i valori democratici e umanisti ?
L’Islam copre diverse realtà, come risultato della diversità delle pratiche e delle interpretazioni storiche. E’ nello stesso tempo una spiritualità comunitaria, un progetto politico ed una strategia militare. Quando si legge il Corano come gli hadith – seconda fonte di rivelazione -, largamente citati nel mio libro, si vede che Maometto era non solo un profeta, ma anche un capo politico ed uno stratega militare.
Durante il periodo meccano il Profeta era perseguitato. Ma più tardi, a Medina, aveva il potere politico e giuridico, esercitato spesso con violenza e dominazione nei confronti dei non mussulmani e delle donne.

E allora ? Se la violenza è al centro dei testi, l’immensa maggioranza dei mussulmani è pacifica…
Perché hanno scelto di basarsi sulla parte non guerriera del Corano e degli hadith. Si tratta di mussulmani liberali, che accettano i valori occidentali. Ad essi dobbiamo aggiungere le correnti di spiritualità mistica, come i sufì o gli Ismailiti. E poi c’è l’Islam culturale e popolare, erede prima di tutto di una storia.
Ma l’Islam non si riassume in questo. C’è anche un Islam di stato e pluralista. L’Islam della Tunisia non è quello della Giordania. C’è poi un Islam fondamentalista e radicale, come i Fratelli Mussulmani o il salafismo, che ritornano alle origini, integrando tutte le fonti. Infine c’è l’Islam radicale rivoluzionario, ovvero lo jihadismo. Queste correnti guadagnano terreno. I liberali, invece, non sono organizzati e quindi restano silenziosi.

Molti ritengono che l’Islam violento si auna devianza. E’ falso?
Sì, è falso, dato che la conquista fatta con la violenza è presente nelle fonti. Quelli che denunciano la devianza dell’Islam quando è violento sono dei mussulmani selettivi, che si basano sulla parte pacifica delle fonti, ritenendo che gli hadith non avrebbero un valore storico, essendo stati concepiti come un’arma di guerra contro l’Impero Bizantino. Alcuni vogliono interpretare i testi del periodi medinese alla luce del periodo meccano. Fra queste due visioni dilaga una guerra ideologica.

La tratterano da islamofobo…
Riflettere gli scritti che mostrano senza ambiguità l’Islam conquistatore non è prova di islamofobia, ma di onestà intellettuale. I grandi storici dell’Islam lo hanno fatto prima di me. Non si può lasciare passare sotto silenzio una dimensione fondamentale di questa religione, alla quale si riferiscono a giusto titolo i mussulmani radicali.

Il cristianesimo non ha avuto bisogno di testi violenti per usare la violenza nel corso dei secoli. L’Islam non può evolversi allo stesso modo?
Lo dobbiamo sperare, ma sarà difficile mettere fra parentesi una parte della parola di Maometto. Certo, la Chiesa è stata persecutrice dopo Costantino, nel IV secolo. A volte essa si è allontanata dal Vangelo. Nell’Islm è differente. I suoi primi 3 secoli hanno provocato la morte e l’assoggettamento di migliaia di persone, senza che questo fosse contrario ai testi sacri. Quando un cristiamo uccide, si allontana dal Vangelo. Quando un mussulmano uccide, può trovare certamente una giustificazione nel Corano.

L’Occidente sarebbe cieco, secondo lei. Perché?
Ci sono diverse ragioni per questo. Per ignoranza l’Occidente ha proiettato il proprio prisma di lettura – la separazione fra la Chiesa e lo Stato – sull’Islam. E’ un errore, poiché un mussulmano non è pienamente mussulmano se non lo è anche lo Stato.
Quindi spesso le autorità spesso non hanno né la conoscenza, né la curiosità di studiare l’Islam. A destra ci sono prima di tutto gli interessi finanziari. La destra ha accettato la costruzione di moschee wahhabite sul suolo europeo in cambio dei petrodollari delle monarchie. Sarebbe stato necessario chiedere la reciprocità, ovvero il diritto di costruire delle chiese cristiane in Oriente.
La sinistra, da parte sua, si rende ingenuamente complice dell’Islam conquistatore, credendo di difendere gli oppressi in una nuova lotta di classe. E si fa ingannare sul concetto di libertà, di uguaglianza, dei valori deboli. Quando le comunità mussulmane dicono di sì alla libertà, esse intendono sì alla legge islamica. Infine la destra nazionalista recupera queste due visioni, suscitando a volte l’odio, il che è inaccettabile.

Se lei abitasse a Ginevra, voterebbe a favore o contro la legge sulla laicità dello Stato ?
Direi di sì, nonostante le numerose riserve. Sì, lo Stato è legittimato a rifiutare il velo, che non è un simbolo neutro. Se questo ha un senso spirituale comunitario per molte donne, non si pu ?o ignorare che è anche un progetto politico. Paragonare iul velo alla kippah o alla croce non ha senso. Invece la neutralità dello Stato mi sembra dannosa. La storia dell’Europa è giudeo-cristiana, umanista, democratica, fondata sull’Illuminismo. Dimenticare deliberatamente una di queste radici crea il vuoto e l’incapacità di comprendere quello che succede. Osservo in Europa un certo odio di sé apre la strada al populismo di destra.

L’Islam conquistatore progredisce camuffato, scrive lei. Questo suona come un processo alle intenzioni!
No, le strategie d’islamizzazione dell’Occidente sfruttano le falle del nostro sistema per infiltrarsi. Un altro dei modi è attraverso le moschee finanziate dai sauditi. Un altro ancora è affidare agli imam vicini ai Fratelli Musulmani la lotta contro la radicalizzazione. Sostituiamo così un radicalismo armato da un radicalismo politico.
Nei matrimoni misti l’Islam esige la conversione del non mussulmano e impone l’Islam ai bambini : è un’altra forma di conquista. Infine l’islamizzazione progredisce insieme alle rivendicazioni dell’Islam politico, il cui scopo è di conformare a poco a poco le nostre pratiche sociali a questa religione. Come ad esempio i servizi nelle piscine, nelle scuole o per le feste religiose.

Pensa che l’Islam debba essere riconosciuto dallo Stato ?
Rispondo di sì per i mussulmani liberali, rispettosi dei diritti umani in un quadro non negoziabile. Non per gli altri.

Tratto e tradotto dal giornale svizzero:
https://www.letemps.ch/suisse/shafique-keshavjee-violence-trouve-une-justification-coran

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