Continua la crisi economica del coronavirus

di Davide Gionco

Lo scorso 26 marzo 2020 facevo queste previsioni sull’andamento della crisi economica causata dal coronavirus, conseguenti alle decisioni sbagliate del governo di Giuseppe Conte.

1) Perderanno tempo a discutere con l’Europa una soluzione comune, che non si troverà.
Situazione al 26.07.2020: dopo 122 giorni (4 mesi), nessun fondo arrivato dall’Europa.
Nel corso del consiglio europeo straordinario del 17-21 luglio 2020 si dice che sia stato deciso di stanziare per l’Italia un totale di 209 miliardi di euro.
Tempo previsto per l’arrivo dei fondi: a partire dal secondo semestre del 2021.
Un anno e mezzo dopo la crisi economica innescata dal Covid-19.
E’ come se un nostro amico venisse da noi chiedendo aiuto perché sta morendo di fame e noi rispondessimo che fra un anno e mezzo potrà passare da noi per ricevere cibo abbondante.
Nel frattempo il nostro amico sarà morto di fame.
Forse non si trattava di una sincera amicizia…

2) Nel tempo impiegato per queste discussioni il governo italiano non avrà fondi sufficienti per dare alle imprese il necessario per non fallire.
Situazione al 26.07.2020:  alle imprese è arrivato poco o nulla.
Allo scorso 4 luglio risulta che alle imprese siano stati erogati ben 2,9 miliardi di euro.
Questo a fronte di una caduta del PIL italiano prevista all’11,2%, pari a -200 miliardi di euro.
Ovvero dopo 4 mesi dalla crisi sanitaria del covid-19 che ha innescato la crisi economica, sono stati erogati contributi per aiutare le imprese pari all’1,5% di quanto necessario, sapendo che la maggior caduta degli incassi delle aziende in crisi è avvenuta proprio nel corso di questi mesi.
Ovvero: si salverà solo chi aveva dei risparmi o ha trovato altri modi per farsi prestare dei soldi. Sempre che riesca a restituirli nei prossimi anni (usurai e banche permettendo).

3) Arriveranno i “fondi europei”, che ci verranno prestati ad interesse. Saranno o un prestito del MES (che ci presterà ad interesse gli stessi soldi che noi stessi abbiamo versato negli anni scorsi) o titoli di stato italiani messi sul mercato.
Verranno usati per dare un reddito di cittadinanza/cassa integrazione ai lavoratori dipendenti delle imprese fallite ed agli imprenditori falliti.
Situazione al 26.07.2020: l’accordo del consiglio straordinario europeo prevede l’erogazione dei 209 miliardi di cui sopra, a parole, mentre in realtà la Commissione Europea aveva proposto un fondo di complessivi 153 miliardi, di cui 81,8 miliardi a fondo perduto e 71,2 miliardi di prestiti. Come giustamente evidenzia Guido Salerno Aletta nel suo articolo su Micromega, negli atti ufficiali non si trova nulla che confermi la cifra annunciata a tutti i giornali.
In compenso è stato messo per iscritto che nazioni come Germania, Olanda, Austria, Svezia avranno una riduzione sui fondi da versare alla UE per gli anni a venire.
Dato che la UE non dispone di fondi propri, ma solo di fondi messi a disposizione dagli stati che ne fanno parte, l’erogazione a “fondo perduto” di fondi quando alcuni membro dell’unione potranno ridurre le loro contribuzioni significa o che mancheranno dei soldi o che altri stati (l’Italia?) dovranno aumentare la loro contribuzione.
E’ come se un nostro amico venisse da noi chiedendo aiuto perché sta morendo di fame e noi rispondessimo: se ci dai 100 euro, ti possiamo dare 100 euro per fare fronte ai tuoi bisogni, di cui 55 euro a fondo perduto e 45 euro in prestito.

4) Il governo userà parte di quei fondi per garantire i crediti bancari nei confronti delle imprese in difficoltà:
Le imprese che non saranno fallite, si dovranno indebitare pesantemente con il sistema bancario.
Situazione al 26.07.2020: al momento pochissime imprese hanno chiesto ed ottenuto questi crediti. O perché non li chiedono, temendo di non poterli rimborsare, o perché le banche non li concedono facilmente. Dall’ultimo Bollettino Economico della Banca d’Italia 3/2020 (pag. 38) risulta che la richiesta di crediti da parte delle imprese private (società finanziarie e famiglie produttrici) sono aumentati di 25 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2019. Stiamo parlando di 25 miliardi di liquidità aggiuntiva a fronte di un crollo del PIL stimato di 200 miliardi. Il meccanismo del credito bancario si sta rivelando una soluzione totalmente inadeguata all’obiettivo.

5) Finita l’emergenza sanitaria, la gente ricomincerà a spendere, ma avremo una inflazione dei prezzi, dato che molti prodotti non saranno disponibili, causa il fallimento di troppe imprese.
Quindi ci sarà la perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie.
Situazione al 26.07.2020: ora le persone possono circolare liberamente sul territorio nazionale. Non ci sono stati molti fallimenti di imprese, non perché le imprese abbiano tutte retto il colpo della crisi economica, ma perché il governo Conte ha imposto dal 3 marzo al 30 giugno un “periodo di improcedibilità delle istanze di fallimento“.
Peraltro molte piccole imprese colpite dalla crisi, come ristoranti o alberghi, sono fatte di persone che chiudendo l’attività resterebbero senza alternative per lavorare. Quindi pur avendo un bilancio economico fallimentare restano aperte, sperando in una rapida ripresa economica.
Ci sono stati degli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità, dei prodotti sanitari, i prezzi dei servizi per i quali le misure di sicurezza sanitaria hanno portato maggiori costi o minori entrate a favore delle imprese erogatrici.
Per il momento le imprese cercano di resistere, ma non si sa ancora per quanto tempo ci riusciranno, dato che il Ministero delle Finanze ha già ripreso ad esigere il pieno pagamento delle imposte, anche alle imprese già in profonda crisi.

6) Le imprese indebitate non saranno in grado di fare altri investimenti, per cui perderanno competitività sui mercati internazionali, rispetto ad altre imprese salvate “a costo zero” dai loro governi.
Per questo scenario attendiamo l’anno prossimo.

7) Il prossimo autunno ci ritroveremo ancora con 9-10 milioni di disoccupati e con un debito/PIL al 180%.
Situazione al 26.07.2020: per il momento si registra un aumento di 500’000 nel numero dei disoccupati. In attesa dei dati dell’autunno, c’è anche da chiedersi se gli indicatori utilizzati dall’ISTAT siano adeguati per descrivere l’attuale situazione.
Un lavoratore che risulta ufficialmente occupato in una impresa che non ha potuto dichiarare fallimento (tribunali chiusi), che non ha potuto licenziare (blocco dei licenziamenti sino a fine dicembre), che lavora in perdita. Questo lavoratore che non lavora e non percepisce uno stipendio, non viene ufficialmente considerato disoccupato, per l’ISTAT, ma lo è nella realtà.

8) Negli anni a venire saremo sottoposti a pesantissime politiche di austerità, “per ridurre l’altissimo debito”.

9) Sempre che non ci siano prima delle rivolte popolari.

Come recentemente il ministro Lamorgese ha dichiarato di temere.

 

Lo scorso 1 aprile 2020 è stato presentato al governo e a tutti i parlamentari il Piano di Salvezza Nazionale con delle soluzioni concrete e subito attuabili per fare fronte alla crisi economica del coronavirus, senza indebitare l’Italia per centinaia di miliardi con i mercati speculativi internazionali.
https://pianodisalvezzanazionale.it/

Ad oggi, dopo 122 giorni, il Governo non ci ha neppure risposto.
Ma non potranno dire che non esistevano alternative e che non ne erano a conoscenza.
Una brutta copia di una delle proposte è arrivata fra le proposte del governo. Si tratta delle varie forme di sgravi fiscali, per ristrutturazioni energetiche, turismo, ecc.
Ringraziamo alcuni parlamentari che si stanno adoperando per far approvare alcune delle proposte del Piano.

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