di Gilberto Trombetta
Guardando la decennale crisi dell’Italia dal lato della domanda, al contrario dei liberali che vedono tutto dal lato dell’offerta, il quadro è desolante. Ma almeno molto chiaro.
Il PIL, come la produttività, non crescono perché non cresce la domanda aggregata. Domanda aggregata che è composta, ricordiamolo, dalla spesa pubblica, dalle esportazioni, dagli investimenti delle imprese e dai consumi delle famiglie.
I politici italiani, anche tramite la ricerca compulsiva, patologica del vincolo esterno, sono anni che lavorano per distruggere tutte e 4 le componenti della domanda aggregata.
Ci hanno imposto 27 anni di avanzo primario, cioè dalla firma del trattato di Maastricht nel 1992. L’avanzo primario è quando lo Stato spende in stipendi, beni e servizi per i cittadini meno di quanto gli tolga in tasse e balzelli (al netto degli interessi passivi sul debito). Cioè siamo da quasi 3 decenni senza spesa pubblica.
Abbiamo un tasso di cambio effettivo reale (REER) sopravvalutato del 50% rispetto al valore che dovrebbe avere.
Cioè le merci italiane all’estero per colpa dell’euro costano il 50% in più (poi qualcuno straparla di mancanza di competitività).
Conseguentemente, anche gli investimenti sono crollati. Sia quelli pubblici che quelli privati: -18,5% solo tra il 2007 e il 2014.
Abbiamo inoltre il 75% dei lavoratori italiani con salari fermi ai livelli dei primi anni 80.
Ovvio che i consumi siano crollati pesantemente: -14,/% negli ultimi 10 anni per quanto riguarda la piccola distribuzione.
Crollo dei consumi che ha portato alla chiusura di un numero spaventoso di botteghe e negozi: 178.000 imprese artigiane in meno (-12,1%) negli ultimi 10 anni.
Senza spesa pubblica e un tasso di cambio corretto, non ripartiranno mai neanche i consumi e gli investimenti. È un cane che si morde la coda.
Sono questi gli indicatori che spiegano il crollo della produttività, che infatti inizia a metà degli anni 90.
Quando cioè abbiamo iniziato a tagliare violentemente la spesa pubblica e abbiamo adottato un tasso di cambio suicida per la nostra economia.
Ne possiamo uscire solo spezzando le catene del vincolo esterno che la peggior classe politica mai avuta ci ha imposto con l’inganno e la menzogna.
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