Democrazia e Islam

di Giovanni Lazzaretti

«Buongiorno Lazzaretti. Ho letto i suoi articoli sulla Siria e vedo molte semplificazioni. Bisognerebbe almeno tenere conto che…». Eccetera.

E’ un’obiezione classica, e la risposta è univoca: «Caro amico, un articolo di giornale non è un trattato. L’articolo deve trasmettere una “idea-forza”, semplificando all’osso la situazione descritta. Dietro l’idea-forza ci devono essere, ovviamente, le pezze giustificative che la confermano. Quindi il problema chiave è: l’articolo, necessariamente sintetico, dirige il lettore verso la verità o verso i luoghi comuni?»

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Cerco di spiegarmi con un esempio che non c’entra con la Siria. Immaginate di avere davanti due libri di storia.

Il primo dice così: «Cavour, proseguendo nella sua opera di modernizzazione dello Stato Sabaudo, riuscì a infrangere gli antichi privilegi, disponendo la soppressione degli ordini religiosi inutili».

Il secondo dice così: «Cavour, nonostante l’opposizione della maggioranza della popolazione e violando il proprio Statuto, soppresse gli ordini religiosi e ne incamerò i beni, privando così di assistenza e istruzione le famiglie più bisognose».

Il fatto descritto è il medesimo, ma tra le due frasi c’è un abisso.

La prima, assieme al fatto delle soppressioni, comunica che:

  • Cavour stava facendo opera meritoria
  • modernizzare è cosa positiva
  • sopprimere gli ordini religiosi rende lo Stato più moderno e quindi migliore
  • gli ordini erano inutili per opinione generale
  • gli antichi privilegi infranti erano in odio a tutta la popolazione.

La seconda, assieme al fatto delle soppressioni, comunica che:

  • Cavour governava un popolo che non condivideva le sue idee
  • era liberticida e violava il proprio Statuto opprimendo uomini di Chiesa
  • era ladro perché incamerava beni non suoi
  • gli ordini religiosi sono una cosa buona
  • gli ordini religiosi sostengono la fascia più debole della popolazione dove lo Stato non può o non vuole arrivare.

Quale dei due libri dice il vero? Qui è necessario sviscerare l’argomento: cosa diceva esattamente lo Statuto sabaudo? che attività facevano gli ordini religiosi? gli ordini religiosi vengono prima dello Stato o devono essere autorizzati dallo Stato? a chi spetta decidere se una cosa è utile o inutile?

Ma soprattutto: Cavour con la sua opera “modernizzava” o stava svolgendo una guerra di religione?

Per sviscerare servono i numeri. Nel Regno di Sardegna si registrano (con data, luogo, nomi): 10 casi di censura di testi cattolici, 7 casi di attacco statale all’autorità religiosa dei vescovi, 9 casi di legislazione anticattolica o di violazione dello Statuto, 8 casi di espulsioni, violenze, arresti di vescovi, 41 casi di soppressioni, espulsioni, violenze, arresti di religiosi e sacerdoti, incameramento di beni ecclesiastici, 334 conventi “conquistati”.

Nel Regno d’Italia si contano 74 espulsioni o impedimento d’ingresso ai vescovi in diocesi, 25 processi o condanne di vescovi, 15 casi di vessazioni su vescovi, 42 casi di diocesi vacanti per impedimenti posti dallo Stato. Oltre alle solite soppressioni di massa.

E’ certo quindi che Cavour diede il via a una guerra di religione. Quindi la frase sintetica del secondo libro conduce verso la verità, mentre la frase sintetica del primo libro conduce ai luoghi comuni.

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E con la Siria? Le sintesi riportate dai media ci portano verso la verità o verso i luoghi comuni?

Leggo da Wikipedia che «le iniziali proteste (del 2011) avevano l’obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Assad ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba’th».

Interessante. Ma la struttura monopartitica con che cosa potrebbe essere sostituita in un paese a maggioranza islamica? Ci sono tre possibilità.

Prima possibilità: si vuole sostituire il monopartitismo di Assad con un monopartitismo di tipo diverso. E qui basta ricordare «chi lascia la strada vecchia per la nuova…». Il monopartitismo di Assad garantiva pace, benessere, convivenza tra le minoranze; possibilità di mangiare, curarsi, lavorare, studiare, viaggiare, pregare; nessuna necessità di emigrare; nessun debito pubblico. Non è scritto da nessuna parte che un altro monopartitismo potrebbe fare di meglio; e soprattutto non si può usare la violenza per sostituire un bene certo con una speranza vaga.

Seconda possibilità, quella indicata da Wikipedia: «col radicalizzarsi degli scontri si aggiunge con sempre maggiore forza una componente estremista salafita che, anche grazie agli aiuti di alcune nazioni sunnite del Golfo Persico, si pensa possa aver raggiunto il 75% della totalità dei combattenti. Tali gruppi fondamentalisti hanno come principale obiettivo l’instaurazione della Shari’a in Siria». L’introduzione della Shari’a in Siria è certamente peggiorativa rispetto al monopartitismo di un presidente laico. Eppure USA + Gran Bretagna + Francia, che si fregiano dell’etichetta di democratici, detestano Assad e sostengono le milizie violente e fondamentaliste che vogliono la Shari’a.

Terza possibilità: introdurre una democrazia occidentalizzata in Siria. E qui viene da ridere. Solo chi non sa più cos’è la democrazia può pensare che la si possa introdurre in un paese a maggioranza islamica.

La democrazia funziona così.

(1) Esiste la legge naturale universale. Precede le leggi degli Stati, le guida, le giudica.

(2) La democrazia è superiore rispetto ad altre forme di gestione dello Stato solo se è fondata sulla legge naturale universale. Altrimenti diventa solo un formalismo democratico – elettorale.

(3) L’Islam per sua natura è incompatibile con la democrazia, avendo nel suo DNA diverse violazioni della legge naturale universale (quanto meno la disparità tra uomo e donna, tra mussulmano e non mussulmano).

(4) L’Islam non può quindi aderire alla vera democrazia, ma solo al formalismo democratico – elettorale.

(5) Il formalismo democratico nell’Islam lo si può imporre, ma si constaterà subito che non funziona: o vincono le elezioni i fondamentalisti, e ricadiamo quindi in un’altra forma di regime; oppure chi vince non è in grado di controllare il territorio, vedi Iraq, Libia e, a breve, Tunisia (ha iniziato a «portare avanti le riforme strutturali richieste dal Fondo Monetario Internazionale», ossia tagli e tasse: vedrete che a breve riesplode).

Nell’Islam vediamo storicamente 4 macro-forme di governo: dittature che non lasciano spazio alle minoranze (Arabia), regimi collettivi fondamentalisti (ayatollah in Iran, talebani in Afghanistan), presidente forte e laico (Saddam, Assad, Gheddafi, Mubarak), formalismo democratico (l’attuale Libia, l’attuale Tunisia, l’Egitto per qualche mese). Non vediamo, né mai potremo vedere, la democrazia vera fondata sulla legge naturale universale.

Possiamo quindi affermare che i media ci portano verso i luoghi comuni: «Assad è un dittatore e i dittatori devono cadere».

Lavorano invece per la verità i pochi giornalisti che sostengono Assad come uomo chiave per consentire alle minoranze di sussistere all’interno della Siria.

Resta da capire come mai la triade democratica USA + Gran Bretagna + Francia ami tanto le dittature fondamentaliste tipo l’Arabia Saudita, e detesti i presidenti forti e laici come Assad. Io credo che amino l’Arabia Saudita perché in fondo si assomigliano: il formalismo democratico senza la legge naturale universale diventa infatti “dittatura della maggioranza”. O addirittura “dittatura della minoranza”, se guardiamo il caso di Macron in Francia.

Mettete insieme “finanza + negazione della legge naturale”, e vedrete che USA + Gran Bretagna + Francia + Arabia Saudita stanno proprio bene insieme.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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