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Ciao, siamo al commento relativo all’Art. 8 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, vediamone il testo.
Articolo 8
Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.
Come possiamo vedere si continua con l’ambito della legge, iniziato con il precedente articolo, ambito a cui la dichiarazione universale dedica ben 5 articoli.
Sappiamo benissimo che quello della giustizia è un tema spinosissimo perché direttamente legato alla possibilità del vivere civile: un ambito che oggi appare sempre più complesso e soggetto a forze e destini fuori dal controllo del cittadino.
È infatti con la legge che abbiamo, o dovremmo avere la possibilità di vederci effettivamente riconosciuti tutti i diritti che ci spettano a livello individuale.
Abbiamo sin qui visto come le Nazioni Unite ed il Diritto Internazionale si dovrebbero basare, almeno dalla promulgazione dei diritti umani in poi, sul riconoscimento giuridico e sulla difesa dell’individuo.
L’essere umano è o dovrebbe essere al centro del diritto.
Al contrario, e nonostante la legge debba necessariamente far perno sull’individuo, non possiamo non vedere la sostanziale debolezza delle possibilità del cittadino di ottenere una vera tutela dei diritti umani e di altri a lui riconosciuti.
Negli articoli sui punti precedenti dei diritti dell’uomo abbiamo anche visto il progressivo indebolimento dello Stato di diritto, rispetto all’influenza di entità sovranazionali politiche, finanziarie e di altra natura.
Nonostante i diritti universali ed i vari trattati ad essi ispirati, la storia moderna ci parla di un crescente arretramento nella tutela dell’“essenza giuridica” dell’individuo e della sua comunità.
Sappiamo benissimo che l’Italia è uno di quei Paesi al mondo, fra quelli più sviluppati, ad avere un sistema legale assai complesso, inefficiente, lento, farraginoso ed incomprensibile ai più: la formulazione della legge è spesso “criptica” e le sue cavillosità sono fra i principali ostacoli all’effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali, per non parlare del costo necessario.
Oltre a ciò, come possiamo constatare nella nostra vita per quanto riguarda il rapporto con entità pubbliche e private, l’effettiva protezione che abbiamo dalla legge è assai lontana dall’essere minimamente accettabile; per non parlare del diritto al lavoro ed alla sicurezza dovuta ad ogni essere umano per ogni frangente indesiderato che metta in pericolo la sua vita e dignità.
Lo possiamo constatare nel vivere quotidiano, da quando apriamo una bolletta od a quando ci interfacciamo con qualsiasi ente, o quando vediamo ledere i nostri diritti, o quando la nostra vita e sopravvivenza è esposta ad eventi che niente hanno a che vedere con la nostra diretta responsabilità: sappiamo benissimo che le effettive garanzie legali che ci spettano si possono infrangere in un muro di ostacoli, inadempienze ed omissioni.
Questa situazione è assai peggiore qualora non si abbiano risorse sufficienti per la difesa, o per la semplice sopravvivenza.
Esiste sì il cosiddetto “patrocinio gratuito”, per i meno abbienti o meno tutelati, tutta da verificare l’effettiva efficacia del suo operato: in un sistema come quello italiano di sovrapproduzione normativa, altrimenti detta inflazione legislativa, risulta certamente difficile poter avere la meglio in una causa in cui la controparte disponga di poderosi mezzi difensivi.
L’equilibrio fra accusa e difesa può esserne certamente compromesso, ma non credo che il Giudice tenga normalmente conto di ciò.
Oltre alla qualità, sarebbe da rivedere anche la soglia di reddito per l’accesso al patrocinio gratuito: sappiamo fin troppo bene che far valere i nostri diritti è spesso troppo esoso per la maggior parte delle persone anche se non appartenenti alle fasce meno abbienti, il tutto aggravato dalla lentezza del processo, un primato tutto italico.
Anche la figura del Difensore Civico che media ed interviene fra il cittadino e la Pubblica Amministrazione dovrebbe essere veramente potenziata, o messa in opera dove necessaria o mancante, e/o inefficiente.
Oltre ai problemi sin qui esposti si deve annotare che il “sistema” non rende facile, per il “semplice cittadino” il “ricorso a competenti tribunali”.
Grazie all’ampliamento delle sedi internazionali deputate alla difesa dei diritti umani, abbiamo l’ulteriore possibilità di poter accedere a gradi di giudizio superiori a quelli nazionali: possibilità che resta anch’essa, troppo spesso, una chimera.
In aggiunta a ciò, restando in ambito internazionale, osserviamo la tendenza preoccupante della politica a preparare il terreno per sedi “tribunalizie” globali: i cosiddetti “arbitrati internazionali” dove le multinazionali possono già sempre più agevolmente citare in giudizio addirittura gli Stati, contribuendo così alla continua erosione delle sovranità degli Stati.
Abbiamo quindi una verità ed una necessità in ordine a quanto fin qui esposto: dobbiamo comprendere, necessariamente, che se ogni persona non ha l’effettiva possibilità di veder riconosciuti i suoi diritti umani in sede legale, ci troviamo di fronte ad un sistema sostanzialmente ipocrita sulla sua capacità di essere veramente democratico ed a misura del cittadino.
La necessità è, di conseguenza, quella che dalla società civile si formino urgentemente nuove forze politiche, veramente interessate alla sostanza della civiltà del diritto.
È necessario che in ogni Paese sia messo in essere un potente Ufficio Nazionale per i Diritti Umani dotato di risorse e mezzi legali per intervenire sulla politica, anche in sede legislativa, per impedire che si continui a violare quella che dovrebbe essere la principale caratteristica di un moderno Stato di diritto: la salvaguardia dei diritti individuali e collettivi.
Possiamo scrivere i migliori principi, propositi e codici, resteranno lettera morta se non si garantirà la loro effettiva attuazione legale.
Stiamo consegnando quel che resta della nostra civiltà nelle mani di nuovi abusi ed ingiustizie alle quali sarà sempre più difficile opporsi: al controllo privato della tecnologia, della finanza e della politica che abbiamo visto in merito agli articoli precedenti, dobbiamo purtroppo aggiungere quello della giustizia.
La giustizia negata aspetta un nuovo spirito civile che liberi le nostre esistenze dalle manovre di una politica succube degli interessi corporativi globali.
Massimo Franceschini, 21 dicembre 2017
Questo il bellissimo video relativo all’Art. 8 dell’associazione no-profit: “Gioventù per i Diritti Umani”
il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani
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