Il finto valore del denaro – Il mito del Re Mida

di Davide Gionco

Vi siete mai chiesti, a livello logico, quando abbia inizio e quando abbia fine il PROCESSO DI PAGAMENTO per un vostro lavoro?

Non ci riferiamo alle estenuanti trafile che le nostre povere imprese devo subire per essere pagate dopo avere ultimato il proprio lavoro, ma a quanto accade a ciascuno di noi quando, dopo avere lavorato, riceve un compenso in denaro, sotto forma di bonifico bancario, di assegno o, più raramente, in contanti.

Il fatto di avere ricevuto del denaro non completa l’operazione di pagamento, in quanto quel denaro non si è ancora “trasformato” in un bene reale utile al nostro vivere.
Il pagamento si completa quando quel denaro viene convertito in ciò che costituisce il nostro benessere: un tetto sotto cui vivere, del cibo per nutrirci, dei vestiti da indossare, delle cure mediche, una vacanza, ecc.

Abbiamo ricevuto dall’antica cultural greca il Mito del Re Mida, il re che aveva ottenuto dal dio Dionisio il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava.


Il re Mida, però, si accorse presto che pur potendo possedere moltissimo oro, sarebbe presto morto di fame, in quanto ogni cibo che avesse toccato sarebbe diventato d’oro, metallo prezioso, ma non commestibile.

Esistono situazioni in cui la disponibilità di denaro non corrisponde automaticamente ad una disponibilità di beni e servizi.

Immaginiamo di disporre di una carta di credito collegata ad un conto milionario o di avere con noi una valigetta piena di banconote di alto taglio, ma di trovarci perduti nelle foreste del Papua Nuova Guinea.
La disponibilità della carta di credito o di molte banconote non ci sarebbero di alcun aiuto per sopravvivere nella foresta.
E se anche incontrassimo altri esseri umani della tribù dei Korowai è molto improbabile che riusciamo a realizzare con loro uno scambio equo o anche solo ad evitare con quel denaro di essere considerati da loro un nemico, con tutte le conseguenze del caso.

Ci sono state storicamente situazioni di iperinflazione, in cui il denaro accumulato perse rapidamente ogni valore, in quanto non c’erano sul mercato beni in quantità sufficiente per soddisfare tutta la domanda.

Ricordiamo infine una parabola tratta dal Vangelo di Luca (12,16-20)
«La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?»

Non si parla di denaro, ma conferma il concetto per cui la disponibilità di una ricchezza potenziale, si trasformi in una ricchezza effettiva.

Esistono effettivamente persone che considerano il possesso di denaro un fine in se stesso. Permetteteci di considerare queste situazioni dei casi umani, in quanto, come spiegato sopra, è l’uso del denaro a portare benessere e non la disponibilità di denaro, di per sé.

Il denaro, in realtà, non è qualcosa che abbia un valore in sé.

Non a caso, dopo secoli di “gold standard”, dal 1971 il denaro viene emesso come semplice scrittura contabile. Oggi la maggior parte del denaro esistente consiste in numeri scritti su dei computer.

Le “riserve” sono solo delle scritture contabili, come i titoli di stato, così come lo sono le banconote, i crediti bancari ed i debiti di vario genere.
Si tratta di scrittura contabili formali, non di beni e servizi di reale valore, come lo era, tutto sommato, anche l’oro di Re Mida.

Se istantaneamente venisse distrutto tutto il denaro del mondo, tutti i debiti, tutti i crediti…
Non per questo le cose che esistono cesserebbero di avere valore.
Anzi, le persone inizierebbero rapidamente a creare dei nuovi mezzi di pagamento, per potersi scambiare fra loro i beni e servizi prodotti.

Persino ad Auschwitz si usavano le sigarette come moneta di scambio.
La moneta misura il valore dei beni e servizi che possiamo scambiare con gli altri. Se fossimo soli al mondo, non ci sarebbe bisogno di denaro e il denaro non avrebbe valore.

Il denaro è quini uno strumento. Uno strumento che serve a misurare il valore dei beni e servizi che produciamo, ci scambiamo e consumiano; che serve a misurare il potere d’acquisto dei nostri risparmi. Come le fiches del poker, che servono a segnare il valore delle puntate, pur essendo solo dei pezzi di plastica.

Queste considerazioni sembrano banali, evidenti, filosofiche, teoriche e slegate dalla realtà.

Ma in realtà questo “errore logico” di fondo comporta delle conseguenze estremamente gravi per la nostra società.

  • Si scrivono trattati internazionali e leggi finanziarie finalizzate a “risparmiare denaro” o a “ridurre il debito”, proponendo soluzioni che portano ad un alto tasso di disoccupazione e, quindi, ad una diminuzione della produzione di beni e servizi, che invece sono l’unica vera ricchezza
  • Il denaro che utilizziamo viene creato “a debito” ovvero generando debito ogni volta che sia necessario aumentare le “scritture contabili” necessarie per supportare gli scambi di beni e servizi. In questo modo il debito cresce indefinitamente (causa gli interessi sul debito) e diventa un pretesto per impedire la creazione di nuove scritture contabili, impedendo gli scambi economici di ricchezza reale, causa mancanza di “numeri per le registrazioni”
  • Si utilizza come indicatore della crescita economica il Prodotto Interno Lordo, che è, semplificando, la somma dei pagamenti in denaro per beni e servizi nel corso di un anno, mentre non si misura la reale disponibilità, per ciascuno, di beni e servizi che sono la ricchezza reale

La creazione “a debito” del denaro è veramente un fatto bizzarro, se non fosse tragico.
E come se un geometra dovesse indebitarsi di “20 metri” per poter disporre di una rotella metrica che consente di misurare fino a 20 metri.
O come se il proprietario di un orologio dovesse indebitarsi di “12 ore” in quanto l’orologio da polso può misurare degli intervalli temporali fino a 12 ore.

Uno Stato che abbia la necessità di dotarsi di uno strumento di misura per “100 miliardi di euro”, dovrà semplicemente sostenere le spese per fare questa registrazione contabile (un computer, un software, una persona capace a digitare 12 cifre su di una tastiera). Dopo di che quello strumento-scrittura-contabile verrà utilizzato per misurare la distribuzione della ricchezza reale creata mettendo in circolazione quei 100 miliardi di euro, in cambio dei quali delle persone avranno lavorato producendo effettivamente 100 miliardi aggiuntivi di ricchezza reale, in beni e servizi.

I concetti sono molto semplici:

  • Il denaro è uno strumento collettivo per misurare il valore degli scambi economici. La collettività, rappresentata dallo Stato, crea lo strumento e lo utilizza per il funzionamento dell’economia reale
  • Il pagamento termina quando il denaro è stato ceduto in cambio di beni e servizi che rappresentano, per me o la mia famiglia, un valore d’uso reale

Ricordiamoci che il re Mida, il quale dava valore all’oro e non ai beni d’uso, stava per morire di fame e fu salvato solo dalla pietà del dio Dioniso.
Così racconta la saggia leggenda.

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