di Giovanni Lazzaretti
15.02.2022
Dico una banalità: viviamo immersi in una narrazione continua. Volendo occuparci di fatti lontani, oppure di fatti vicini che richiederebbero un faticoso esame di dati, ci rassegniamo a farceli narrare.
Il narratore può essere un giornalista onesto che cerca di braccare la verità da vicino. Può essere il mediocre che si limita ad “allungare il brodo” dei rilanci ANSA et similia. Oppure può essere il farabutto mediatico, per il quale la verità è una fastidiosa appendice.
Quando si entra in un tempo di propaganda di guerra, anche le categorie dell’onesto e del farabutto spariscono: tutti gli operatori mediatici dipendono dagli “sceneggiatori”, un numero inimmaginabile di persone che selezionano e creano i fatti di guerra, nell’assoluta certezza di non essere smentiti perché l’avversario è stato mediaticamente zittito.
Credi alla strage di Bucha? Certo che ci credo!
Mi hanno chiesto se credo alla strage di Bucha. Certo che ci credo.
Ci credo come
- al massacro di Timisoara 1989
- ai bambini tolti dalle incubatrici in Kuwait 1990
- alla funzione umanitaria dei bombardamenti sui Serbi di Bosnia 1995 e sulla Serbia 1999
- alle Torri Gemelle organizzate da una caverna nell’Afghanistan 2001
- alle armi di distruzione di massa di Saddam 2003
- alle fosse comuni di Gheddafi 2011
- alle armi chimiche di Assad a Ghuta 2013.
Quante persone hanno creduto alle armi di distruzione di massa di Saddam? E quando, anni dopo, sia Colin Powell che Tony Blair hanno ammesso che erano stati “male informati” dai loro servizi di intelligence, nessuno si è posto il problema di denunciarli per crimine contro l’umanità: lo scopo distruttivo ormai era attuato, e l’Iraq col suo milione di morti non interessava più a nessuno.
Devo lodare l’attuale sobrietà di Wikipedia sull’argomento Bucha (mi salvo la pagina, prima che qualcuno la modifichi).
Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 si sono verificati alcuni combattimenti nella città, che è stata temporaneamente occupata dalle forze armate russe fino al 31 marzo, data in cui gli ucraini ne hanno rivendicato la riconquista. Il 2 aprile successivo il sindaco ha dichiarato che almeno 300 persone sarebbero state sepolte in fosse comuni e lungo una strada sarebbero stati rinvenuti 20 cadaveri di civili giustiziati, secondo gli ucraini, dalle forze occupanti russe. Il Ministero della difesa russo ha rigettato le accuse sostenendo che l’uccisione di civili a Buča non sia stata opera di militari russi.
La sintesi è questa. Ci sono due versioni. Noi ne sentiamo solo una. I morti di Bucha sono civili uccisi dai Russi? Oppure sono civili filorussi uccisi da milizie ucraine? Oppure sono morti di guerra generici messi in posa per una sceneggiatura? Non lo sapremo mai, finché la controparte non avrà diritto di parola. E la parte che ci sta parlando quotidianamente, l’occidentalismo a trazione USA, è purtroppo costituita da “mentitori seriali” che ci raccontano bugie da 33 anni ininterrottamente.
Perché mentono sempre? Perché dal 1989 hanno NECESSITA’ di mentire. Fino a quella data la presenza del blocco comunista li liberava da ogni incombenza. Ogni nefandezza da parte di USA & associati era comunque piccola cosa rispetto a ciò che gli Stati comunisti compivano quotidianamente sui propri popoli.
Ma il blocco comunista implode. E adesso dove le troviamo le motivazioni per fare la guerra? Perché uno Stato come gli USA che fa da solo 1/3 delle spese militari mondiali DEVE fare la guerra per forza. Deve svuotare gli arsenali, deve provare armi nuove sul campo, deve fare vetrina per vendere armi.
Del resto, è la mia storia personale. Nel 1983 ero ancora pro USA al momento dell’invasione di Grenada. Ne sono certo, perché in consiglio comunale difesi gli USA e descrissi le differenze tra l’invasione di Grenada e l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Nel 1989 con l’invasione di Panama cominciavo a traballare. Con la pseudo liberazione del Kuwait 1991 per invadere l’Iraq ero diventato conscio del fatto che gli USA devono per forza fare la guerra. E quindi, non avendo motivazioni, devono creare bugie.
La frase che dovrebbe accompagnarci in tempo di guerra è: «Non possiamo consentire che la narrazione fatta da consolidati “mentitori seriali” vada a interferire con la nostra logica, con la nostra memoria storica, con i nostri dati d’archivio, uniche armi di conoscenza “solida” che ci sono rimaste».
I “mentitori seriali” sono anche sceneggiatori stanchi: ripropongono sempre le stesse cose. Bambini, efferatezze sui civili, stupri di massa, armi chimiche, torture, fosse comuni, ospedali presi di mira. Ogni tanto fa bene andare a rivedere le foto della prigione di Abu Ghraib per ricordare come lavorano “i buoni”.
Pace o aria condizionata
Tra i compiti degli sceneggiatori c’è anche quello di coniare gli slogan giusti.
Prendiamo ad esempio Zelensky che parla all’ONU, sempre con la barba lunga e la felpa da guerra (look creato da sceneggiatori). Il suo intervento viene sintetizzato così dal Fatto Quotidiano.
«Se avete solo parole vuote e non potete fare niente per noi», allora «l’opzione è smantellare le Nazioni Unite». L’invito di Zelensky è quello di escludere dal consesso la Russia che «non può» bloccare le decisioni che riguardano la propria guerra. «Il diritto di veto non può significare diritto a uccidere», dice apertamente prima di accusare di Mosca di voler trasformare l’Ucraina «in una terra di schiavi silenziosi».
Discorso preparato da sceneggiatori, e pronunciato da un attore. Ha una sua suggestione, ma dice delle bestialità.
Innanzitutto perché, rispetto alla Russia, gli USA fanno ben di peggio dell’uso del diritto di veto “pro domo sua”: hanno dimostrato in passato che attaccano tranquillamente anche senza mandato dell’ONU (vedi Iraq 2003), oppure interpretano i mandati ONU fuori dalle righe (vedi Libia 2011). Togli il diritto di veto, ed ecco che l’ONU diventa l’organo che ratifica a maggioranza le decisioni degli USA.
La Russia può certamente bloccare decisioni che riguardano “la propria guerra”. Perché non è “la propria guerra”. È l’ultima chance di difesa del Donbass dopo il colpo di Stato ucraino del 2014 e prima che l’Ucraina finisse per entrare nella NATO. La “terra di schiavi silenziosi” esiste già: è l’Ucraina di oggi che parla con la voce degli USA, finanziata dagli USA, depredata dagli USA, strumentalizzata dagli USA, e con quel macigno della presenza neonazista completamente occultata (1).
Anche il nostro Draghi segue la sceneggiatura: «Volete la pace o il condizionatore sempre acceso?» È uno slogan che l’ha messo in ridicolo, scatenando battute su Internet. Ma non dobbiamo pensare che sia una frase mal fatta che gli è scappata detta per caso. Non è così, fa parte di una sceneggiatura accuratamente pensata.
Per l’uomo comune, Draghi dice una sciocchezza. L’uomo comune sa che la pace e l’aria condizionata si sovrappongono, non sono in antagonismo l’una con l’altra. Fate la pace, ridateci il gas russo, e l’aria condizionata è salva.
Ma Draghi non sta descrivendo la pace come noi la pensiamo, ossia quella situazione in cui i due contendenti si mettono a un tavolo e trovano un accordo, semmai col coinvolgimento di Stati che siano buoni mediatori. Sta invece descrivendo in due parole la “pax americana”, che funziona in un altro modo.
- Prima c’è la distruzione del nemico.
- E solo allora c’è la pace.
Quindi prima bisogna distruggere la Russia: le sanzioni sono necessarie per la distruzione economica, e noi (popolo italiano, non cittadini USA) pagheremo con la mancanza di gas e di energia elettrica.
Poi, a Russia distrutta, c’è la “pace”, e il gas ce lo fornirà qualche fondo d’investimento americano che si sarà opportunamente installato nella Russia destabilizzata, dopo aver impiantato in Russia un generico governo “democratico” stile Afghanistan 2001 o Iraq 2003.
La frase di Draghi dice molto sulla sua sudditanza totale alla finanza USA (veri gestori della guerra). Del resto noi siamo gli unici con lo stato d’emergenza, e siamo solerti e unanimi sull’aumento delle spese militari e sulla fornitura di armi. Una lode speciale ai pochi parlamentari che votano contro, uniche voci rimaste nella “terra di schiavi silenziosi” che siamo diventati.
Draghi prosegue il suo iter per la distruzione della piccola e media impresa in Italia, secondo i dettami del neoliberismo. Ha già fatto ampia azione col covid, farà ancora meglio (peggio) con la guerra.
Perché lo fa? Perché le élite globaliste, dobbiamo ricordarcelo, odiano l’umanità. La frase del ministro Cingolani sul mondo progettato per 3 miliardi di persone è significativa al riguardo. Noi siamo di troppo. Serve un mondo di super-ricchi, un’ampia fascia di devoti ben pagati, e una platea di paria con una vita di pura sussistenza. Non troppi paria, però: 4 miliardi di paria sono di troppo e possono sparire. E cosa c’è di meglio per farli sparire se non la triade malattia – fame – guerra?
«A peste, a fame, a bello libera nos Domine!». E liberaci presto, perché il denaro non ha più bisogno degli uomini, e i servi di Mammona hanno ormai una fretta maledetta.
Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com
NOTE
(1) Nel precedente articolo ricordavo che USA e Ucraina sono sempre insieme a votare contro le risoluzioni antinaziste dell’ONU, insieme e da soli.
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