Guerra d’Ucraina, pensieri liberi «entro un perimetro mobile e fluido»

di Giovanni Lazzaretti
06.05.2023

 

Mi scrive Vittoria

Dopo il dossier “Cosa accade veramente in Ucraina – Cronaca di una conferenza” mi ha scritto Vittoria Carini. 

Grazie. Condivido tutto, come ben sai. Mi chiedo sempre più insistentemente, però, come abbia fatto la Russia a non attivare (o ad attivare così mediocremente) i suoi sistemi di intelligence e di comprensione preventiva di ciò che bolliva nel calderone ucraino.

Non posso credere che i russi non avrebbero potuto monitorare e intuire che aria di odio nei loro confronti tirasse in Ucraina e Polonia, sia per ragioni storiche anche comprensibili (parlavi dell’Holodomor, e mettiamoci anche le volte in cui si son spartiti la Polonia… beh, son cose che anche solo da un manualetto di storia si possano trarre), sia per l’inevitabile sporcizia dell’imperialismo americano. 

Quando tu parli delle brutture americane in Afghanistan, Siria, Iraq, Libia ecc., non pensi che un sistema minimamente consapevole di intelligence e politica estera russa avrebbe potuto prevedere tutto? Che non conoscessero la sudditanza mentale e culturale degli ucraini (e quindi la loro manipolabilità) da parte occidentale? Che non potessero aver annusato l’aria quando un attore come Zelenskj veniva emergendo nei media e poi alle elezioni?

Io a tutto questo candore ingenuo, ecco, non riesco a crederci.

E poi mi ha riscritto dopo breve intervallo.

Questa mattina al risveglio (siccome questa vicenda mi occupa la mente quasi 24 ore su 24), ho prodotto la seguente geniale spiegazione sulla “miopia” che ha impedito ai russi di capire per tempo cosa si stesse preparando nella loro U-craina (U-craina = Zona di confine) nonostante tutto fosse molto chiaro ed evidente già nel ’91 quando Solzenicijn scriveva “La Questione russa alla fine del XX secolo”.

E la risposta di cui non mi stupisco più di tanto, considerato che ben poco ormai è rimasto di cui stupirsi in questo mondo bislacco, è: la Cina. Zitti zitti, quatti quatti, da bravi interpreti del loro ruolo preferito nei film, i cinesi hanno fatto controinformacija (si scrive così?) mistificando le notizie dalla U-craina per ottenere l’allontanamento dal blocco occidentale dei russi e con mossa da serpenti, fagocitarseli.

Creando un blocco tutto asiatico in cui loro (i cinesi) potessero spingersi sino all’Europa con la Russia alleata-sottomessa. Che ne dici? In Africa i cinesi sono già potentemente insediati. Che altro gli manca? Prima o poi si fanno fuori anche l’Occidente.

E così la giornata da chiara e limpida che era all’inizio mi si è già bella che oscurata. Forse tu hai idee meno catastrofiche da suggerirmi. 

Io da quando ieri ho visto arrivare in chiesa [omissis], sono pronta a tutto.

Ciao. Vittoria

 

Attorno alla verità, in un perimetro mobile e fluido

Cara Vittoria,

mi è sembrato giusto non riassumere i tuoi ragionamenti, ma tenerli per esteso, ripulendo solo qualche errore di battitura e modificando le espressione più colorite.

E porta pazienza (ma se hai letto l’ultimo articolo la pazienza ce l’hai) se la prenderò larga, e partirò da lontano. Sembrerò vagare, ma poi arrivo.

Riparto dall’ormai abituale “verità da braccare da vicino”. A qualcuno ho dato l’impressione che la costruzione di questo cerchio attorno alla verità sia una sorta di puzzle, pezzi da aggiungere fino a formare una figura sensata. Un po’ lo è, certamente. Ma per il resto dobbiamo pensare a un «perimetro mobile e fluido» come direbbe Zeke Kelso in “FBI, Operazione Gatto”.

Mi hanno chiesto infatti «Ma perché dici (1) che la verità corre e ci sfugge? La verità non è l’unica cosa che “sta”?». Questo è vero per le verità di fede e per gli assoluti morali: “stanno”, come capisaldi, e sono mistero non nel senso di “inconoscibile”, ma di “inesauribile”.

Ma la verità storica è diversa, viaggia con le teste degli uomini. Io non so cosa stanno pensando in questo momento Biden, Putin, Zelensky e i Polacchi. E in generale l’uomo oggi può essere duro e fermo, domani un po’ malleabile. Oggi rompe le relazioni e domani le intesse. Può essere che si intestardisca, può essere che si penta. Eccetera.

Quindi la verità di domani non sta dove stava oggi. Sfugge. Ma non ci è nemica. Sta a noi tenere il cervello sveglio per creare quel cerchio sempre più stretto che in realtà non potrà che essere un “perimetro mobile e fluido”.

Certo, la verità di domani non sarà molto diversa da quella di oggi, a meno che non accadano eventi straordinari. 

La verità su Saulo di Tarso era, in un certo momento, quella brevemente descritta da Anania negli Atti degli Apostoli. «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome».

Ma la verità aveva spezzato il cerchio, ed era fuggita da tutt’altra parte «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome».

Gli eventi sulla via di Damasco possono sempre accadere, ma normalmente il perimetro mobile e fluido è sufficiente a tenere la verità ben marcata.

 

L’esempio della guerra di Libia 2011

Forse con un esempio mi spiego meglio. 

Nella guerra di Libia 2011 ero una sorta di “tabula rasa”. Non che fossi a zero, la sequenza del colpo di Stato di Gheddafi, delle nazionalizzazioni, della cacciata degli italiani (e della chiusura delle basi USA e Gran Bretagna), del Libro Verde e della Giamahiria, la collocazione della Libia tra gli “stati canaglia”, il bombardamento di Reagan su Tripoli e Bengasi, le accuse per la strage di Lockerbie, l’embargo, il processo con corte scozzese in Olanda, la ripresa dei contatti diplomatici, l’avversione libica per Al-Qaida, le avevo ben in mente, anche con buona scansione temporale.

Ma questa infarinatura non serviva a niente, perché semplicemente la Libia non mi interessava (in quel periodo mi occupavo prevalentemente di legge naturale, degli strascichi del caso Englaro, di omosessualismo). Quando iniziarono le “primavere arabe” le catalogai come «la solita fregatura occidentalista» un po’ come le «rivoluzioni colorate» di qualche anno prima: far nascere regimi graditi agli USA facendo finta che la faccenda venisse “dal popolo”.

Il mantra era «Gheddafi sta bombardando il suo popolo, 10.000 morti e 50.000 feriti», con le immagini delle “fosse comuni” (un classico). Finché lessi una riga di una signora su Internet: «Sentite, io non so cosa sta succedendo in Libia. Ma quelle non sono fosse comuni, sono le immagini di un cimitero normale. In rete circolavano da mesi».

Campanellino.

Primo perimetro definito. «Nella vicenda libica stanno usando immagini improprie».

Poi vennero le immagini dei bombardamenti, e le risate di qualche esperto di armamenti. «Quelli non sono bombardamenti, sono esplosioni fatte da terra».

Secondo perimetro. «Nella vicenda libica stanno usando immagini improprie e immagini false costruite a tavolino».

Poi mi arriva la notizia che la Banca Centrale libica è di proprietà dello Stato. Cosa c’entra? Niente. Ma all’interno del perimetro mobile e fluido ti dà una pista di ricerca. E la ricerca produce il fatto che i “ribelli cirenaici”, prima ancora di formare un governo provvisorio, hanno creato la CBB (Central Bank of Benghazi).

Terzo perimetro. «Nella vicenda libica stanno usando immagini improprie e immagini false costruite a tavolino. La rivolta di popolo è una finzione, dal momento che nessuna rivolta di popolo è in grado di fondare una banca. Al massimo può sfondarla».

Arriva padre Gheddo a elencare in un articolo una lunga fila di benemerenze di Gheddafi per il suo popolo. È un articolo descrittivo, ma ti dà delle piste da seguire. Dalla descrizione di tipo qualitativo con un po’ di ricerca e di pazienza si può passare alla descrizione di tipo quantitativo.

Quarto perimetro. «Nella vicenda libica stanno usando immagini improprie e immagini false costruite a tavolino. La rivolta di popolo è una finzione, dal momento che nessuna rivolta di popolo è in grado di fondare una banca. Al massimo può sfondarla. La valutazione quantitativa di Gheddafi per il suo popolo è: PIL pro capite maggiore dell’Africa, Indice di Sviluppo Umano più alto dell’Africa e superiore a 10 paesi europei, minimo mondiale di disoccupazione, bassa inflazione, niente debito, niente emigrazione, immigrazione dalla fascia subsahariana. L’ambulante che si dà fuoco per la disperazione può esistere in Tunisia, ma non può esistere in Libia.»

A questo punto l’idea che la guerra di Libia fosse la guerra contro un modello monetario (oggi scriverei nOmismatico) prendeva corpo. Anche perché Gheddafi aveva proposto all’Africa di dotarsi del dinaro-oro come moneta unica, idea che aveva trovato la contrarietà solo del Sudafrica e dei vertici della Lega Araba. «The initiative was viewed negatively by the USA and the European Union, with French President Nicolas Sarkozy calling Libya a threat to the financial security of mankind». La Libia è una minaccia per la sicurezza finanziaria del genere umano. Dove per “genere umano”, visto che parla Sarkozy, si deve intendere il Franco CFA.

E adesso, dopo che i media hanno narrato una rivolta falsa, inizia la guerra vera che distruggerà la Libia facendola precipitare dal 53° al 102° posto nell’Indice di Sviluppo Umano. Oltre a essere preda di un dissesto sociale permanente.

Questo perimetro mobile e fluido era disponibile a tutti. E non doveva essere compito mio il definirlo. Doveva essere compito dei giornalisti. Dei giornalisti di Avvenire in primis, allora mio giornale quotidiano. Per questo quando Domenica 20 marzo 2011 mi trovai in chiesa Avvenire col titolo “Pioggia di fuoco su Gheddafi”, e con sottotitolo “Il rais schiera scudi umani e minaccia”, mi disgustai parecchio.

Cerchio attorno alla verità. Ma la verità corre e va seguita con un perimetro mobile e fluido. E, all’interno del perimetro definito, pensare + studiare + cercare + seguire nuove piste.

Così dal punto iniziale «La Libia non mi interessa» sono arrivato a oggi, 11 anni dopo il conflitto, a dire una preghiera quotidiana per la Libia e per l’anima di Gheddafi, e a offrigli una Messa annuale di suffragio.

 

LA TUA PRIMA MAIL. Intelligence russa, intelligenza russa.

Torniamo alle tue mail. Perché sono interessanti? Perché, all’interno del perimetro mobile e fluido che in questo momento è costituito più o meno dal mio dossier della volta scorsa, aprono nuove piste di riflessione, senza fare affermazioni incompatibili con la verità “braccata” fino ad ora.

Sintetizziamo la prima mail all’estremo.

L’odio polacco e ucraino (2) non poteva non essere noto ai Russi. 

La loro attività di intelligence e di politica estera è così scarsa da non riuscire a fare nulla di preventivo?

E allora rispondo raccontandoti la “mia” verità, che non è un ulteriore restringimento del cerchio, ma sono pensieri liberi all’interno del cerchio stesso. Non sono la verità, ma non sono nemmeno incompatibili con la verità nota a oggi.

Io credo che l’attività di intelligence e di “intelligenza” russa sia di alto livello. Avevano tutto chiaro, fin dal momento in cui Putin riuscì a rimettere in piedi la Russia dopo la fase di disfacimento dell’era Eltsin (il che non significa necessariamente “colpa di Eltsin”, diciamo “colpa del neoliberismo accolto”).

Del resto, se leggi ad esempio l’ultimo discorso di Lavrov all’ONU (lo trovi sul sito dell’ambasciata russa, e anche altrove), vedi un’analisi impeccabile sugli USA che volevano costruire una globalizzazione a loro uso e consumo, e che adesso la sfasciano essendosi resi conto che la globalizzazione è diventata multilaterale.

Un brano di Lavrov può essere utile.

Ora il sistema “ONU-centrico” attraversa una crisi profonda. La causa principale è l’ambizione di singoli membri della nostra organizzazione di sostituire il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite con una sorta di “ordine basato sulle regole”. 

Queste “regole” nessuno le ha mai viste, non sono state oggetto di negoziati internazionali trasparenti. Vengono inventate e applicate per contrastare i processi naturali di formazione di nuovi centri di sviluppo indipendenti, che sono la manifestazione oggettiva del multilateralismo. 

Si cerca di contenerli con misure unilaterali illegittime, tra cui il divieto di accedere alle moderne tecnologie e ai servizi finanziari, l’allontanamento dalle catene di approvvigionamento, la confisca delle proprietà, la distruzione di infrastrutture critiche dei concorrenti, la manipolazione di norme e procedure universalmente concordate. 

Di conseguenza abbiamo la frammentazione del commercio globale, il collasso dei meccanismi di mercato, la paralisi del WTO e la trasformazione definitiva e ormai smascherata del FMI in uno strumento per raggiungere gli scopi degli Stati Uniti e dei loro alleati, compresi gli obiettivi di natura militare.

Nel disperato tentativo di affermare la propria supremazia punendo i disobbedienti, gli Stati Uniti hanno deciso di distruggere la globalizzazione, che per anni è stata esaltata come il bene supremo di tutta l’umanità, al servizio del sistema multilaterale dell’economia mondiale. 

Washington e il resto dell’Occidente, ad essa sottomesso, attivano le loro “regole” ogni volta che hanno bisogno di giustificare passi illegittimi contro coloro che allineano le loro politiche al diritto internazionale e si rifiutano di assecondare gli interessi egoistici del “miliardo d’oro”. 

I dissidenti vengono messi sulla lista nera in base al principio che “chi non è con noi è contro di noi”.

È un discorso scritto da persone intelligenti, per il semplice fatto che è vero. Su nessuno dei nostri giornali leggerai cose simili.

Chi capisce così bene le cose oggi, sta certa che le capiva bene anche vent’anni fa. 

Dopo un breve flirt d’inizio millennio del tipo «Russi, vi accogliamo volentieri, purché stiate sotto», si passa rapidamente

  • all’espansione della NATO
  • alla rivoluzione arancione 2004 in Ucraina
  • alla denuncia di Putin a Monaco 2007 sul mondo unipolare e sull’espansione della NATO (3)
  • all’attacco 2011 alla Libia (e passi…) e alla Siria (e quello non passa)
  • alla rivolta ucraina del 2013 e all’Euromaidan 2014 contro il presidente filorusso democraticamente eletto (Euromaidan scatenato non per caso durante le olimpiadi invernali di Sochi, quando Putin aveva l’obbligo di mostrarsi sorridente) 
  • alla guerra del Donbass 2014-2022
  • agli accordi di Minsk I, senza garanti
  • agli accordi di Minsk II, con garanti Francia e Germania, mediatori farlocchi
  • alle continue richieste d’aiuto a Putin dei russi del Donbass
  • all’attacco finale degli Ucraini contro il Donbass il 17 febbraio 2022
  • alla guerra del 24 febbraio 2022.

Avevano tutto chiaro i Russi. E hanno fatto tutto quello che era in loro potere per fermare la tragedia. Il problema è che i media a livello internazionale trasmettono solo quello che vogliono gli USA. 

Del “percorso Putin” che ti ho appena descritto non passa nulla a noi occidentali (a meno che, appunto, non ci trasformiamo noi stessi in giornalisti veri).

Ti ricordi nel 2011 l’arresto della inesistente lesbica siriana Amina Abdallah? Avevo costruito un dialogo surreale tra il presidente Assad e un suo immaginario collaboratore. Finiva così.

«Disperazione inesistente di una famiglia inesistente per l’arresto inesistente di una donna inesistente. Ma cosa possiamo fare?»

«Niente, presidente. Se ci assediano con armi preponderanti e noi siamo disperati e perduti, abbiamo comunque due possibilità di scelta: arrenderci o morire da eroi. Ma di fronte a un assedio mediatico ci lasciano una possibilità sola.»

«Già. Morire da fessi.»

L’assedio mediatico è una cosa terribile.

Putin ha avuto una possibilità sola: essere lentamente messo all’angolo, fino a far partire una guerra dove risulta mediaticamente aggressore, mentre la storia ci dice che l’aggressore è l’occidente, nei suoi multiformi tentacoli.

Per questo ho scritto che «dare ragione all’Ucraina è impensabile». Certo, sono loro i rivoluzionari di Euromaidan e gli aggressori del Donbass.

E ho scritto pure che «dare ragione a Putin è impossibile». Certo, l’hanno messo all’angolo trasformandolo mediaticamente in aggressore.

E infine «dare torto agli USA e alla “Europa del nulla” è doveroso». Certo, sono loro (siamo noi) i veri colpevoli. Noi, quelli degli «interessi egoistici del “miliardo d’oro”», secondo la definizione usata da Lavrov.

***

Nel 2011 sul Resto del Carlino – Reggio apparve una lettera Nuri Ahsain, presidente Lega Studenti libici in Italia.

«[…] non fare mancare il pane al popolo in una Nazione africana significa dare dignità a tutti, anche ai più poveri. 

La libertà non arriva con le bombe americane, francesi inglesi e purtroppo anche italiane. 

Con le bombe Nato la Libia perderà la sua indipendenza, e l’indipendenza è la vera libertà di tutto un popolo. 

I ribelli non stanno facendo la rivoluzione per la libertà, stanno distruggendo la Libia, hanno portato una guerra che in poche settimane ha trasformato le nostre città in ruderi, e ha gettato i libici nell’incubo di una guerra civile. […] 

L’intervento straniero ha fatto solo prolungare una guerra che ora sta distruggendo la nostra Patria […] 

la Libia sta combattendo da sola contro gli aerei più potenti del mondo e contro i più grandi sistemi di comunicazione […]».

Anche Nuri Ahsain vedeva chiaro: massima potenza militare, abbinata alla massima potenza mediatica.

 

Spero di aver risposto alla tua mail.

È questa potenza mediatica che fa sembrare i russi dei tontolotti, preda del “candore ingenuo” che citi tu: la guerra che gli capita addosso come se non avessero capito niente. 

In realtà avevano capito tutto. 

Ma nessuno ci dirà mai che avevano capito tutto.

 

LA TUA SECONDA MAIL. Il blocco asiatico: conseguenza o obiettivo?

E sulla Cina, tua seconda mail, potresti avere ragione?

Perché no, certo che potresti avere ragione. 

  • Gli USA vogliono stoppare / ridimensionare / distruggere Russia e Cina, attori principali della globalizzazione multilaterale. 
  • Ma la Cina, come la Russia, non vuole farsi stoppare dagli USA. 
  • E un ampio blocco asiatico (non dimentichiamo l’India) con terra a non finire e miliardi di persone è una forma di protezione.

Quando avviene una cosa di fatto (e, di fatto, la Russia oggi non può che agganciarsi a un ampio blocco asiatico) ci si deve sempre chiedere

  • E’ la conseguenza involontaria di altri avvenimenti?
  • Oppure gli avvenimenti sono stati costruiti perché ciò accadesse?

Entrambe le ipotesi sono sensate, e nessuna sfonda le verità accertate.

Quindi puoi serenamente pensare a «un blocco tutto asiatico in cui loro (i cinesi) potessero spingersi sino all’Europa con la Russia alleata-sottomessa». 

Puoi pensarlo perché la Russia è in reale svantaggio rispetto alla Cina: ne ha bisogno // è in guerra // e ha un decimo della popolazione. L’unico loro vantaggio è essere cristiani.

Sinceramente non ritengo che i cinesi siano così scaltri da costruire un piano come hai descritto tu. Sono potentissimi e abilissimi ad approfittare delle situazioni, ma non scaltri. Però, mi ripeto, la tua idea non è incompatibile con la realtà.

Io continuo a pensare che la strategia di distruzione sia sempre a matrice USA, come mostra la storia degli ultimi 30 anni. Lo schema USA l’ho già descritto da qualche parte.

  • Spezzare i legami tra Russia e Germania.
  • Costituire la Polonia come “colonia privilegiata”, anti-tedesca e anti-russa.
  • Semmai federarla con ciò che resta dell’Ucraina distrutta (forse anche con la Lituania), creando un’unità statale (barriera anti-tedesca e anti-russa) dal Baltico al Mar Nero.
  • Trasformare l’Europa in una sorta di “portaerei” in funzione anti-russa, disinteressandosi del destino europeo di povertà e distruzione che deriverà da questo percorso dissennato.

«Forse tu hai idee meno catastrofiche da suggerirmi», diceva la tua mail.

Come vedi, no.

Anche le mie idee sono catastrofiche.

Ma come fai a pensare cose non catastrofiche quando tutta la dirigenza europea sceglie la guerra e la alimenta?

***

Chiudo perché (come sempre) è notte fonda.

  • Lavoriamo intensamente per il cerchio della verità, mobile e fluido. 
  • E all’interno di quel perimetro continuiamo a pensare.
  • Pensiamo però ignorando i media, perché non portano notizie, ma sono semplicemente una componente attiva della guerra.

 

Giovanni

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

 

NOTE

  1. Citazione dal libro di Normanno Malaguti. «E si ricordi che lei non è solo nella sua caccia alla verità. La verità corre molto più veloce di noi, noi la inseguiamo e lei continuamente ci sfugge. Non ci è nemica: vuole essere inseguita, vuole essere raggiunta, ma non da uno solo. Per catturare una che corre più veloce di noi c’è un solo modo.» «Bisogna circondarla.» «Sì, circondarla, braccarla da ogni lato. Lei, io, tanti altri, a braccare la verità sempre più da vicino, in un cerchio sempre più stretto, e mai da soli. Buon lavoro, caro amico.»
  2. Parlo dell’Ucraina dell’ovest, ovviamente. Nell’Ucraina dell’est sono prevalentemente russi / russofoni / russofili.
  3. Brano da un articolo di Pierre Haski “Discorso sottovalutato” «A Monaco [2007, NdR] il presidente russo aveva presentato una critica approfondita del mondo unipolare, ovvero quello governato dalla superpotenza americana dopo il crollo dell’Urss. “Questo è un mondo con un unico padrone e un unico sovrano”, aveva sancito Putin. Per la prima volta il capo del Cremlino aveva denunciato l’allargamento della Nato verso est: “Abbiamo il legittimo diritto di chiedere contro chi sia operato questo allargamento”.»

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