di Leonello Zaquini
“Va perseguita e difesa l’informazione libera ed indipendente. Gli organi dirigenti dei mezzi di informazione pubblici vanno designati mediante elezione popolare e non attraverso nomina partitica.
I monopoli privati vanno impediti in tutti i campi ed in particolar modo in quello della informazione”.
INTRODUZIONE
La libertà di informazione è uno dei capisaldi del liberalismo e della democrazia moderne.
Per questa ragione essa è, almeno formalmente, garantita dalle Costituzioni e dai sistemi giuridici di tutti i paesi democratici oggi esistenti. Ciò nonostante, in tutti paesi identificabili come democratici, tale libertà è di fatto e, seppur
a diversi livelli e con cospicue differenze tra un paese ed un altro, una libertà solo formale. In concreto tale libertà è, ovunque, lontana dall’assicurare ai cittadini un valido strumento per la comprensione dei fenomeni sociali e politici. Comprensione indispensabile per l’esercizio competente ed efficace della democrazia.
La libertà di impresa mediale è in genere assicurata giuridicamente e, a volte, persino incoraggiata. Eppure, come in altri settori commerciali, il puro gioco della concorrenza pare insufficiente a garantire le condizioni liberistiche del mercato e quindi, in questo settore, non è garantita non solo l’efficacia del “servizio” ma anche il pluralismo dei punti di vista. I media creano l’opinione pubblica e l’opinione pubblica viene blandita come dominatrice. Da lei vengono fatti discendere tutti i poteri, è giudicata e presentata, quindi, come onnipotente. Di certo per questo su di essa convergono quindi gli sforzi per manipolarla, eterodirigerla, renderla dipendente e non autonoma.
Questa realtà, seppur in forme e con gradi diversi, è presente o si sta concretizzando in tutti i paesi del mondo. Il problema è planetario.
La situazione Italiana è tale da fare ritenere che all’avanguardia siamo noi, sulla strada del degrado.
SENZA INFORMAZIONE LIBERA ED INDIPENDENTE NON C’E’ DEMOCRAZIA
Per quanto tenui o persino aleatorie possano essere le forme della democrazia, i cittadini, cioè il popolo degli elettori, non solo rappresenta il fondamento e la fonte unica della legittimità del potere ma svolge in essa a tutti gli effetti il ruolo di uno degli organi dello Stato [1].
Se il popolo quindi non dispone degli strumenti plurimi, diversificati e se questi strumenti non sono anche corretti ed adeguati, questo “organo dello Stato”, fondamento dell’autorità di tutti gli altri, non potrà identificare le scelte più opportune per l’insieme della collettività.
La manipolazione della informazione e la conseguente manipolazione della pubblica opinione trasforma i più aberranti interessi particolari in “interesse pubblico”. In questa situazione la democrazia non esiste più ed il suo pagliaccesco simulacro non riproduce nessuno dei vantaggi.
Secondo Robert Dahl una informazone libera ed indipendente, “non è solo parte della
definizione della democrazia, ne è un requisito fondamentale” [2].
LE VIE PER IL CONTROLLO ED IL CONDIZIONAMENTO DEI MEDIA
Un primo elemento che permetterebbe all’informazione di rappresentare uno strumento utile ai cittadini nell’esercizio della democrazia sarebbe il pluralismo.
Per assicurare la pluralità dei punti di vista, occorrerebbe che le imprese mediatiche potessero essere effettivamente autonome ed oggettivamente indipendenti.
E’ questo un ideale difficile da ottenersi se ci si limita ad una quadro di libera imprenditoria.
Infatti anche in questo caso, ideale, evidentemente l’insieme di queste imprese, avrebbe comunque alcuni interessi comuni.
Operando in un unico settore merceologico e utilizzando le medesime tecnologie, il loro effettivo “pluralismo” non sarebbe affatto assicurabile, anche in condizioni assolutamente ideali di totale indipendenza ed autosufficienza economica e decisionale. Se pure indipendenti, probabilmente i media adotterebbero un’unica posizione contro o a favore certe norme cocernenti il loro modi di operare, difendendo i loro interessi comuni.
Il pluralismo verrebbe meno e l’opinione pubblica sarebbe, ancora una volta, controllata. Il pluralismo è una delle condizioni di certo necessarie, ma probabilmente non è, lui da solo, ancora sufficiente.
Un efficace servizio informativo al cittadino, cioè a quell’Organo dello Stato che rappresenta il fandamento della sovranità e di tutti i poteri, non può evidentemente essere isipirato dalla semplice regola: “qualsiasi informazione è valida, a prescindere da qualità e contenuti a condizione che sia pluralista”. Al tempo stesso la qualità, indispensabile, non è definibile a priori, mediante regole.
Le regole, che verranno presentante in seguito, fissano semplicemente le condizioni del controllo democratico.
Tornando all’esame della situazione attuale, va sottolineato il fatto che le condizioni concrete in cui operano oggi le imprese mediali rendono ancora più irraggiungibile questo pluralismo già di per sé ideale e presumibilmente insufficente. Secondo lo studio di Jean-Marie Charon per il caso francese [3] una impresa editoriale ha un bilancio dove le spese sono coperte da voci di finanziamento distribuite all’incirca nelle proporzioni seguenti:
33% – pubblicità.
33% – vendita diretta del prodotto.
33% – sostegni o finanziamenti pubblici tra diretti (finanziamenti) e indiretti (esenzione di imposte, pagamento spese postali, … ecc.)
Un’impresa editoriale nel settore dei media, pertanto, genera perdite per circa la metà del
proprio giro d’affari. In queste condizioni quindi l’imprenditore non ha i requisiti per essere,
lui stesso, “libero”.
E’ condizionato dal:
– mercato della publicità (che può evolvere in forma monopolista).
– il sistema politico.
CRITERI PER LA RIFORMA DEI MEDIA
Tra le attuali emergenze democratiche va quindi annoverata anche una vera riforma, legislativa e non, che costruisca le condizioni strutturali sia per garantire la libertà di informazione sia per fondare i diritti dei lettori-consumatori.
Per essere efficace, essa deve perseguire i seguenti criteri:
1) Sancire la rilevanza di primario interesse pubblico d’una informazione libera, quale componente necessaria per l’esistenza di una democrazia.
2) Stabilire che la libertà di informazione esige come condizione imprescindibile e necessaria un effettivo pluralismo delle fonti.
3) Identificare i cittadini e la loro informazione come uno dei poteri e uno degli organi dello Stato la cui autonomia ed indipendenza dagli altri poteri o da altri centri di potere (lobbies e centri di influenza, altri organi dello Stato o partiti … ecc ecc) va garantita come lo sono altri poteri dello Stato (per esempio la Magistratura).
4) Riconoscere che la dinamica del libero mercato non è sufficiente, di per sè, a proteggerlo dalla degenerazione monopolistica e pertanto mettere in atto strumenti particolari di sorveglianza e controllo che impediscano questa degenerazione soprattutto nel campo della informazione.
5) Riconoscere che il controllo politico quand’anche esercitato da rappresentanti eletti e sulla base di regole note, non è una forma di protezione da ingerenze irrispettose degli interessi della collettività ma è, al contrario, una forma addizionale e pesantissima di coercizione e di sudditanza, lesiva della dignità e della indipendenza dell’informazione. Il potere di controllo dei sistemi di informazione da parte della collettività va esercitato in modo diretto e non mediato dai rappresentanti.
6) Riconoscere al bene informazione uno status differente da quello di semplice merce e quindi stabilire per le imprese editoriali una forma di governance con una propria esclusiva tipicità che ne garantisca l’effettiva indipendenza anche finanziaria, senza controlli e condizionamenti se non provenienti dal lettore/spettatore.
7) Considerare basilare la presenza del lettore-consumatore tra i protagonisti del processo informativo, questo attribuendo a lui e solo a lui strumenti effettivi e poteri concreti di controllo e selezione sia dei prodotti ma anche del management e sulle scelte editoriali delle imprese mediali.
8) Mettere in atto interventi e strumenti per sviluppare le capacità all’esercizio di queste funzioni di controllo e di questi nuovi poteri da parte del lettore/spettatore, anche estendendo ed assicurandogli la possibilità di esercitare lui stesso la funzione di informatore affiancandosi agli informatori professionisti.
9) Affermare il principio basilare della trasparenza nei sistemi informativi: questi hanno il dovere di informare prima di tutto su sè stessi e principalmente sulla proprietà, sui i bilanci, il numero dei lettori-spettatori, il numero e la tipologia degli sponsors, i canali di raccolta della publicità.
10) Promuovere attività ed interventi al fine di responsabilizzare e educare il cittadino sul tema dell’informazione libera e indipendente e sull’importanza dell’informarsi costantemente e correttamente.
SOLUZIONI, IN GENERALE
E’ doveroso riconoscere al privato finanziatore dell’impresa di informazione il potere decisionale corrispondente alla corretta quotaparte della sua proprietà, ed è altrettanto doveroso riconoscere alla collettività il diritto di esprimersi per la quotaparte di sua competenza. Trattandosi manifestamente di una attività necessitante un continuo finanziamento esterno, tale iniziativa va a tutti gli effetti considerata come una multi-proprietà.
– Si può consentire all’imprenditore che volesse sottrarsi a questo condizionamento di farlo, ma allora il suo prodotto non può beneficiare dei vantaggi, dei sussidi, delle esenzioni dalle imposte e della facilitazione all’acquisto di mezzi (carta, riduzione di spese postali per la spedizione … ) .
– Per le imprese mediali che invece intendono beneficiare di queste sovvenzioni, vanno definite le modalità dell’esercizio della sovranità pubblica che queste imprese sono tenute ad accettare come corrispettivo di queste sovvenzioni dirette o indirette.
Tale sovranità o controllo pubblico non può essere esercitato dai “rappresentanti politici”, i quali in un sistema di divisione di poteri devono essere visti come il potere che deve essere controllato dal potere dei media. Il controllato deve essere quindi escluso dal controllo.
Questo controllo deve quindi essere esercitato per quanto possibile direttamente, dai fruitori sterssi del servizi: lettori e spettatori.
Il modello al quale ci si ispira è quello secondo cui la proprietà di un giornale o di un canale di comunicazione spetta per la parte corrispondente ai sussidi pubblici (quindi 1/3 della proprietà) ai destinatari del servizio: i lettori e gli spettatori.
Nelle forme che indicheremo, i proprietari privati, dovranno accettare la condivisione del potere di controllo con un organo che consenta questo controllo ai lettori/spettatori.
La proprietà di un tale tipo di società non deve prevedere la possibilità di variazioni dell’azionariato al di sopra dei limiti fissati alla divisione della proprietà.
Inoltre la forma societaria dovrà ispirarsi a quella dell’azionariato diffuso nel quale il controllo sia gestito dai manager.
Vanno assicurati i seguenti requisiti ed esigenze:
– il principio della trasparenza esige che il lettore-spattarore sia informato sulla origine e tipologia dei finanziamenti
– Le attività multimediali interamente pubbliche (es. radio e televisione) sono completamente controllate dai lettori -spettatori e gestite interamente da rappresentanti dei cittadini eletti direttamente dai lettori/spettatori, come indicato in seguito. Sono rigorosamente sottratte alla ingerenza dei rappresentanti politici.
– Sopra a tutto è istituito un “Organo Superiore di Servizio e Controllo della Libertà ed Indipendenza della Informazione” (OSSC), presieduto dal Presidente della Repubblica anche a rimarcare l’analogia tra l’ indipendenza della informazione come quella della Magistratura.
L’Organo Superiore di Servizio e Controllo, non ha però funzioni nè organizzative nè gestionali e nemmeno di “autogoverno” del sistema informativo. Tanto meno l’Organo ha compiti legislativi. L’Organo Superiore di Servizio e Controllo non si rivolge nè agli editori nè ai giornalisti e tanto meno ai politici, ma direttamente ai cittadini. Ha il compito di monitorare continuamente lo stato della indipendenza della informazione, segnalare risultati positivi ed eventuali carenze, promuove iniziative per potenziare presso i cittadini la conoscenza del sistema di informazione e le capacità di controllo e di critica da parte dei cittadini stessi nei confronti del sistema informativo.
Questo organismo ha il compito di aiutare i cittadini ad imparare a conoscere e criticare il loro sistema informativo (così come gli scienziati riescono efficacemente a criticare il loro specifico sistema di informazioni).
L’Organo Superiore di Servizio e Controllo svolge il proprio compito esclusivamente sulla base della propria autorità morale e culturale che esercita attraverso le sue iniziative.
Redige un rapporto annuale indirizzato alla cittadinanza e trasmesso dai media. Sostiene ed informa i rappresentanti dei cittadini negli organi di governo delle imprese mediatiche (come vedremo in seguito) e ne controlla la regolarità delle elezioni e la libertà delle funzioni.
Enti puplici o privati, associazioni o anche semplici cittadini possono rivolgere all’ Organo Superiore di Servizio e Controllo dell’Infomazione richieste di informazione su differenti temi. L’Organo deve avere i mezzi ed il potere di coinvolgere i migliori specialisti sui temi specifici e deve fornire gratuitamente questo servizio di informazione ai cittadini o enti richiedenti.
L’OSSC redige e publica altresì studi sui temi oggetto votazioni popolari in occasione di referendum ed iniziative popolari. In questo caso il risultato di questi studi deve raccogliere e presentare, in capitoli succinti esaustivi e separati tra di loro, sia le opinioni favorevoli che le contrarie: gli argomenti a favore e gli arogomenti a sfavore.
Inoltre (in un capitolo a parte) sarà raccolto un panorama delle soluzioni esistite storicamente o adottate in altri paesi. Questi studi, raccolti in publicazioni succinte, vanno resi disponibili gratuitamente a spese dello stato
e senza necessità di specifica richiesta preventiva.
Fanno parte di questo organo (l’ OSSC) personalità di chiara fama del mondo della cultura, dell’arte e della scienza ed anche del giornalismo ma solo se alla fine della loro carriera e in condizioni indipendenza certa. Possono essere sia italiani che (per 1/3 massimo) stranieri e sono in tutto 12. Essi sono nominati per un periodo di 7 anni, per 1/3 dal Presidente della Repubblica, 1/3 da giornalisti professionisti, 1/3 eletti direttamente dai cittadini su una rosa di
nomi di autocandidati che soddisfino i requisiti richiesti.
LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI ALLA GESTIONE DEI MEDIA
Il principio è quello per cui l’informazione è il principale organo di controllo di quell’organo dello Stato che sono i cittadini. Deve essere indipendente in quanto altrimenti non può controllare chi va controllato. Si deve anche soddisfare un criterio di equità: chi paga (quindi gli spettatori / lettori) abbia il potere di gestire.
Imprese private che beneficiano di aiuti e cospicue sovvenzioni pubbliche devono accettare la cogestione pubblica. L’esigenza del pluralismo della informazione implica il pluralismo delle forme di finanziamento delle imprese mediali.
La fonte di finanziamento della pubblicità è ammesso, a condizione che questo mercato non sia monopolistico (compito dell’ OSSC sarà di vigilare su questo). Deve peraltro essere possibile poter rinunciare a questa forma di finanziamento, in questo caso il finanziamento pubblico sarà pià importante e la presenza dei rappresentanti dei lettori/spettatori negli organi di gestione aumenterà di conseguenza.
Il contributo dei cittadini alla informazione è di due tipi:
1° – i cittadini devono essere visti come sorgente di informazione.
2° – i cittadini sono i controllori ed i gestori della informazione che ricevono.
Vista l’entità media dei finanziamenti, si stabilisce che l’azionariato privato, quando intende beneficiare delle sovvenzioni pubbliche, è affiancato da rappresentanti dei lettori/spettatori come fossero rappresentanti per 1/3 della proprietà (2/3 in caso di rinuncia alla publicità).
La proprietà privata, pur se frammentata nel rispetto delle quote prescritte di partecipazione nel rispetto delle esigenze anti trust, nominerà i 2/3 del consiglio di amministrazione (1/3 in caso di rinuncia alla publicità). La parte restante sarà eletta direttamente dai lettori/spettatori in grado di dimostrare di essere beneficiari costanti del servizio, per esempio in quanto abbonati (nel caso di giornali a pagamento) o perché possono altrimenti testimoniare e dimostrare di essere in condizione di leggere quotidianamente il giornale (soprattutto nel caso di giornali gratuiti).
I candidati si presentano autonomamente o sulla base di associazioni dei lettori/spettatori e sono selezionati attraverso un sistema di primarie dove espongono (attraverso il media stesso, in rubriche specializzate e obbligatorie ) le intenzioni programmatiche e la proposta di linea editoriale.
Le votazioni posso essere espresse per via elettronica o mediante l’uso di carte di credito (così come ormai si accetta infatti anche il pagamento degli abbonamenti).
L’eletto al compito di rappresentanza dei lettori/spettatori di imprese mediali private sovvenzionate, ha un mandato di quattro anni. In caso di imprese mediali interamente pubbliche (radio o televisioni) non esistono i 2/3 di partecipazione privata ed i fruitori del servizio/spettatori, dispongono del potere di nomina direttamente del management dello
specifico canale. Il diritto di voto lo si acquisisce al momento del pagamento del canone.
Per il resto, le procedure di presentazione dei candidati e di selezione sono identiche.
Gli eletti alla direzione del management (direttori dei canali televisivi e radio) restano in carica per due anni. Tutta la procedura elettorale è sorvegliata dall’ Organo Superiore di Servizio e Controllo, al quale è possibili presentare ricorsi.
L’OSSC è attivo e a disposizione degli eletti dai cittadini per informazioni, indicazioni, suggerimenti o forme diverse di sostegno.
CONCLUSIONI
Il presente documento è frutto di una lunga discussione pubblica svoltasi nel sito OFFICINA DEMOCRAZIA sul tema: “Informazione libera ed indipendente”.
Esso rappresenta una proposta di precisazione e definizione del punto 6 dell’appello “Cittadini e non sudditi”.
Il presente documento è stato redatto anche tenendo conto ed anzi a tratti proprio ricalcando il “libro blu” dal titolo “Sullo stato della libertà dei media – proposte per una politica riformatrice” di Enzo Marzo [6] della società PANNUNZIO che è stato oggetto di commenti molto positivi nella discussione citata.
Altri contributi sono venuti da cittadini interessati e competenti.
Una prima discussione, dal vivo, ha avuto luogo durante il seminario di Verona il 6-7 febbraio 2010, altre sono avvenite via Skype.
Note
[1] A. Auer, “Constitutional justice and democracy by referendum”, atti del convegno; Ed.
Europe Council; Strasbourg, 1995;
[2] R.D.Dahl, “Sulla democrazia”, Roma-Bari 2000;
[3] J.M. Charon, “La presse quotidienne », Ed. La découverte, Paris 2005 ;
[4] M. Loporcaro, “Cattive notizie”, Ed. Feltrinelli, Milano 2006;
[5] B. Lopez, “La casta dei giornali », Ed. Stampa alternativa, Padova 2007;
[6] E. Marzo, “Le voci del padrone”, Ed. Dedalo, 2006
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