Tema noioso e tecnico. Ma importantissimo.
Se vogliamo davvero liberarci dai condizionamenti impropri che ci arrivano dalla speculazione internazionale, e desideriamo che il Governo, un qualunque Governo italiano, sia messo in grado di attuare le politiche che giovano al paese e che piacciono agli elettori, è proprio in questi dettagli tecnici che dobbiamo mettere il naso, e sgombrare il campo da ogni possibile equivoco.
Recentemente è venuto alla ribalta il tema dei meccanismi d’asta con i quali il Tesoro italiano colloca i titoli di stato.
I risparmiatori italiani ne comprano veramente pochi, per la semplice ragione che non sono più adatti, come erano un tempo, ai bisogni di un risparmiatore. Quelli a breve termine hanno tassi negativi, quelli a lungo hanno il tasso fisso e sono rischiosi.
Gli investitori istituzionali, invece, fanno letteralmente a gara per accaparrarseli (l’asta, è una gara). Domanda, non troppo ingenua: se i professionisti fanno a gara per comprarli, perché a noi risparmiatori questi stessi professionisti non ce li consigliano, i titoli dello stato italiano, mentre si sforzano comunque di convincerci che siamo speculatori incalliti e dobbiamo quindi comprare i prodotti per l’investimento che loro ci consigliano?
A fine agosto un trafiletto di Contrarian su MF viene ripreso e commentato da Maurizio Blondet in questo articolo: “La Bundesbank non ha fatto il divorzio”.
In sintesi. L’art 123 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea vieta alla BCE ed alle banche centrali nazionali di finanziare gli stati, e quindi di comprare i titoli governativi nel momento dell’emissione.
Apriamo un inciso: nelle operazioni di Quantitative Easing, BCE e banche centrali nazionali acquistano titoli di stato solo sui mercati secondari, producendo effetti strampalati. Ci fa notare Giovanni Zibordi (viene citato anche qui ) che gli investitori che vendono titoli alle banche centrali usano metà di quella liquidità per comprare titoli di paesi esterni all’Unione europea. Cioè: la BCE, che ha il divieto di finanziare gli stati europei, finanzia indirettamente il resto del mondo! Complimenti.
Torniamo a noi. Cosa fa la banca centrale tedesca che desidera aiutare il suo governo ma non può? Usa un accorgimento tecnico. Quando il mercato non assorbe tutte le quantità emesse alle condizioni stabilite dal Tesoro tedesco, Buba interviene a “raccogliere” la parte invenduta (non mi è chiaro con quale modalità, se compra o prende in prestito, ma approfondiremo e comunque non cambia la sostanza) e la “rivende” sul mercato secondario nei giorni successivi. Fa da tramite. E’come se prolungasse la durata dell’asta fino al momento in cui il mercato non si arrende all’idea che, se vuole titoli tedeschi, se li prende alle condizioni stabilite dal governo tedesco. Il che , bada bene: è cosa buona e giusta. Anzi, sacrosanta! La cosa sbagliata, sbagliatissima, che sarebbe “stupida” se non fosse in realtà “criminale”, è quella di aver previsto nell’art 123 del Trattato europeo il divieto della banca centrale di aiutare lo stato. I tedeschi, pragmaticamente, lo aggirano. Fanno bene. Magari, certe cose, andrebbero fatte alla luce del sole, “coordinandosi” con tutti gli altri. Ma, sai, il “contesto competitivo” previsto dai trattati… (leggi: mors tua, vita mea, che tradotto dal latino all’inglese si legge: spread).
L’argomento è ripreso da F. Dragoni e A. M. Rinaldi con questi articoli apparsi nei giorni seguenti su Scenari economici: il 4 settembre e successivo approfondimento di Rinaldi del 10 settembre che mettono l’accento su aspetti importantissimi ma meno discussi della famosa lettera dell’81 inviata da Andreatta alla Banca d’Italia, che hanno a che fare appunto con i meccanismi del collocamento.
L’argomento comincia ad avere una certa risonanza.
Il 7 settembre interviene anche Giovanni Passali su “Economia e Finanza”. Bene. Che le cose si sappiano.
l’altro aspetto importante, che emerge con chiarezza, è che in Germania i meccanismi d’asta sono diversi da quelli che usa il Tesoro italiano. In Germania il tasso di rendimento “soglia” (cioè massimo) è stabilito dal governo. Ogni investitore partecipa facendo offerte inferiori a quella soglia, e ognuno riceve i titoli con il rendimento che lui stesso ha indicato (più basso della soglia). L’intervento della Bundesbank serve appunto a garantire il Tesoro dall’eventualità che il mercato non copra tutto il fabbisogno.
In Italia, invece, succede il contrario: il Tesoro stabilisce le quantità (il fabbisogno, di cui non può fare a meno), ed il mercato stabilisce il prezzo. L’asta si chiama “marginale”, perché il rendimento marginalmente più alto è attribuito a tutti i partecipanti (la maggior parte dei quali, nota bene, si sarebbe accontentata di un rendimento più basso), aggravando evidentemente i costi per lo Stato.
Se ti stai indignando, per il “regalo” che il Tesoro italiano sta facendo agli speculatori internazionali, che poi lo dobbiamo pagare noi con le tasse e con i sacrifici, fai proprio bene!
Eppure qualcuno non si indigna per nulla. Anzi: ci segnala, pacatamente, che tutto è regolare e forse ci siamo semplicemente confusi. L’11 settembre Carlo Cottarelli scrive in questo articolo “alcuni chiarimenti” su facebook.
Vediamoli in dettaglio.
Partiamo dalla prima affermazione dell’articolo che commenta i precedenti, piuttosto decisa: “Questa notizia è falsa“. dice C. Cottarelli. E sarebbe falsa, perché “la Bundesbank non compra i titoli di stato“. Vedi sopra: se li compra o li prende in prestito, o li parcheggia nel cassetto, la sostanza non cambia, e la cosa è talmente evidente che C. Cottarelli stesso si lascia sfuggire la parolina magica, subito dopo: “la Bundesbank si occupa soltanto di rivenderli gradualmente sul mercato secondario per conto dello Stato”. Mi piacerebbe molto sapere se la Bundesbank, nel frattempo, “anticipa” in qualche modo la liquidità nelle casse dello stato tedesco (che, formalmente, rappresenterebbe una palese violazione della norma). Non credo, ma non lo so, e non è neppure così importante. Non ci deve interessare scoprire colpe tedesche, amici miei italiani, quanto scoprire l’imbecillità tutta nostrana di un paese straricco che si è ridotto a farsi prestare i soldi dagli speculatori di tutto il mondo. Un po’ per errori del governo, e un bel po’ anche per l’illusione, tutta nostra, di poter “fare soldi con i soldi” comprando con il nostro risparmio dei “prodotti per l’investimento finanziario” (che ci vengono proposti in maniera non del tutto legittima! Maniera sulla quale la Consob non interviene, non sa intervenire, non vuole intervenire, non lo so ma so che non interviene in maniera efficace), anziché comprare titoli della nostra Res Pubblica.
Torniamo alle aste, però, ed ai “chiarimenti”.
Cottarelli difende l’asta marginale (quella che regala a tutti gli speculatori internazionali il tasso più alto), con queste parole, che riporto integralmente perché non saprei come sintetizzare:
“Si potrebbe pensare che il sistema dell’asta competitiva sia necessariamente migliore per il venditore perché fa incassare più soldi: se io ero disposto a pagare 100,5 e invece pago il prezzo dell’acquirente marginale (100,1) lo Stato ci perde. In realtà non è necessariamente così. Il motivo è che nel fare le offerte i potenziali compratori tengono in considerazione il sistema d’asta. Se so che l’asta è non competitiva, sarò indotto ad offrire un prezzo più alto nella speranza che, comunque, finirò per pagare un prezzo più basso, quello del compratore marginale. In generale, quindi, l’offerta aumenta con l’asta non competitiva ed è anche per questo che in Italia (al contrario che in Germania dove si usa l’asta competitiva) le aste dei titoli di stato presentano spesso una domanda ben superiore all’offerta, riducendo fra l’altro il rischio che un’asta non riesca a piazzare tutti i titoli in vendita, cosa che per il nostro paese potrebbe essere presa male dai mercati.”
Con uno sforzo esegetico, arriviamo però al nocciolo della questione, che è tutto nel concetto finale: se lo Stato italiano non riesce a piazzare tutti i titoli in vendita, la cosa potrebbe essere “presa male dai mercati”. Per questo è “consigliabile” l’asta marginale.
E su questa “filosofia”, drammatica, ci soffermiamo un attimino.
Se io Stato italiano, che non ho più il potere di “stampare moneta”, ho deciso (per scelta non obbligata), di chiedere in prestito i soldi che mi servono solamente agli speculatori internazionali, anziché farmeli prestare dai miei figli, dalle famiglie risparmiatrici italiane, che hanno un risparmio finanziario (cioè: soldi) tale da finanziare due volte il debito pubblico, mi sono messo da solo un cappio al collo. Mentre il risparmio delle famiglie è “distratto” dal sistema finanziario internazionale, che finanzia tutto tranne che le cose che servono, io sono diventato “dipendente” (addicted, drogato) dai finanziamenti dei mercati. E’ allora, e solo allora, che diventa vero quanto afferma Cottarelli: di quei mercati, che sono diventati nostri padroni, debbo meritarmi la fiducia. Non posso più nemmeno permettermi il lusso che non soddisfino tempestivamente il mio “fabbisogno” o che “prendano male” una asta competitiva, anziché marginale.
L’asta marginale, quella dove lo Stato paga di più, è necessaria quando lo Stato ha paura di non trovare finanziamenti a sufficienza.
La domanda da porsi è: perché noi italiani, che siamo ricchissimi, dobbiamo aver paura di non trovare i soldi?
Morale della favola: se l’asta marginale, che “regala” soldi pubblici alla speculazione internazionale di cui abbiamo scelto di essere schiavi non ci piace, e la vogliamo cambiare, dobbiamo cambiare politica di gestione del debito pubblico, cambiando completamente il soggetto a cui rivolgerci. Meno speculazione internazionale, più risparmio italiano.
In attesa, certo, di poter ridiscutere alla radice quelle norme dei Trattai europei che sono dannose per tutti tranne che per gli speculatori mondiali (che, infatti, continuano ad arricchirsi). Non posso farlo oggi che ho un cappio al collo! Chiaro, no?
Come va cambiata la politica di gestione del debito pubblico? Tornando a “favorire” nel collocamento dei titoli di stato le famiglie italiane risparmiatrici, offrendo loro prodotti più adatti alle loro esigenze, e modificando di conseguenza i meccanismi d’asta, con beneficio per tutti.
Qui, in questo video che riprende la conferenza del 21 settembre organizzata da Sovranità Popolare su questo tema, trovi molti suggerimenti pratici, per raggiungere lo scopo, che sono stati anticipati in questo documento dell’Ufficio Studi della Confederazione per la Sovranità Popolare.
Link al video : https://youtu.be/Xfjz2Mg88f8
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