Il conformismo è il carceriere della libertà e il nemico della crescita
John F. Kennedy
Di Alberto Marabini
Ora, io non so esattamente come fosse la gente si tempi dei primi cristiani ma fra guerre sempre aperte e faide familiari (a Firenze la faida ha cominciato il suo declino come istituzione giuridica solo nel XIII secolo) in effetti mi pare che a quei tempi la gente portava sempre il broncio.
Negli evi più recenti l’andare oltre i momenti bui della vita è diventata una cosa più normale, anzi: si è fatta strada l’idea che il rancore sia più una trappola in cui chiudiamo noi stessi che un’offesa capitale.
Forse, chissà, abbiamo compreso che il periodico passaggio del cetriolo globale è ineluttabile e che concentrarsi sulle cetriolate di ieri non ha senso quando dovrai affrontare quelle di domani.
Lo stesso però l’appeal della Dottrina Cattolica del Perdono non ha conosciuto alcun declino: non lo sta facendo oggi, non lo ha fatto ai tempi della nascita della Repubblica Italiana e questo fatto così importante è stato sottovalutato dai Padri Costituenti.
Come scrivevo in un recente articolo parlando di classi dominanti e del loro carattere: «La gente “normale”, per contro, nutre nei confronti del comportamento di queste persone una incomprensione straordinaria. Anche quando intrappolata nelle maglie di ferro del loro sadismo, percorrerà le strade più impervie per giustificarla perché il fatto che qualcuno si comporti in questa maniera è semplicemente una sfida ad ogni buon senso».
Incomprensione che per altro sfocia nell’ ammirazione quando interviene la domanda “ma cosa non ho capito io che ha capito lui?!” senza sapere che la risposta, l’empatia, è proprio quello che distingue gli esseri umani dalle bestie.
E in realtà potrebbe essere un pelo più complicato di così: il motivo della forza della Dottrina Cattolica del Perdono parte dal fatto che la gente comune vive uno strano complesso, prossimo a quello della Crocerossina, che potremo definire quello del Redentore: quello che si lascia mettere in croce (magari insieme alla propria famiglia, ai propri figli, se non in blocco con tutto il resto del proprio Paese o del genere umano) al grido di (Luca 23:34) «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Complesso a cui fa da contraltare quel senso di colpa che tutti viviamo inconsciamente, di poter essere i responsabili portatori di una qualche colpa inespressa, atavica, che per quanto imparagonabile possa essere a quella di gente che sfrutta, ammazza e rende un incubo la vita di milioni di persone, sia comunque imperdonabile agli occhi di quel divino dotato di una morale tanto elastica che addirittura, come dice la Bibbia (Matteo 6,14-15) «Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra» (Giovanni 8:3) ci urla ancora il Vangelo ma non ci dice che il nostro peccato collettivo più grave è proprio questa forma di manicheismo subcosciente, di dualismo morale imperante, che ci portiamo sempre dietro e che applichiamo con grande solerzia: tutta la nostra solidarietà a tutti gli oppressi cooptati dal neoliberismo imperante per ripulirsi la faccia – comunità gay, donne violentate, immigrati in fuga – ma quasi nessuna quando si tratta di altre oppressioni che per le nostre classi dirigenti sono un fatto naturale.
Basta vedere l’impressione globale lasciata dal Corona virus che tanto ha terrorizzato il dominio quando, ogni anno in Italia, muoiono 90.000 persone per inquinamento, 4.000 per suicidio (quasi sempre per ragioni economiche) e più di 40.000 per alcool e droga.
Dualismo e manicheismo da gregge, per altro, non solo perché usato come anello al naso per trascinarci dove si vuole e determinare la nostra morale facendoci cooptare quella del Dominio, ma perché scatena l’odio e l’ostracismo di gruppo nei confronti di chi invece fosse pronto a comportarsi, essere e a pensare in maniera diversa (vedere a tal proposito questo articolo sulle lezioni da trarre dal successo avuto dal film Joker).
E qualcuno potrebbe chiedersi quale sia la causa di tale manicheismo e qui per fortuna interviene San Paolo che dopo averci ricordato in Corinzi I che “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla”, che “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non si ostina nel rancore, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità”, all’interno dello stesso pensiero, ci dice anche che “Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente”
La causa del manicheismo è insomma l’infantilismo: come ci diceva Chomsky al punto 5 del suo decalogo sul dominio «Rivolgersi al pubblico come ai bambini: Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni».
Dove sta quindi l’insanabile contraddizione fra la Dottrina Cattolica del Perdono e la Costituzione Repubblicana?
Anche se forse si poteva fare meglio e magari spiegare meglio che la responsabilità di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana non può essere ad esclusivo carico dello Stato (con riferimento ancora all’articolo su Joker), la contraddizione sta nel fatto che la Costituzione ci impone di essere adulti e maturi e di prenderci le nostre responsabilità come individui e collettivamente perché la democrazia non può essere per gente mediocre e la libertà non può essere gratis, anche ad appannaggio di chi si sottomette a una qualche autorità terza esteriore od interna, proprio quel limite su cui fa leva quella dottrina.
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