di Augusto Anselmo
Il sistema-Italia è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti. Mai lo si era visto così bene come durante quest’anno eccezionale, sotto i colpi sferzanti dell’epidemia.
Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità, il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data.
E di certo la rissosità della politica e i conflitti interistituzionali non aiutano. Così come nell’emergenza abbiamo trascurato i malati “ordinari”, uno degli effetti provocati dall’epidemia è di aver coperto sotto la coltre della paura e dietro le reazioni suscitate dallo stato d’allarme le nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, del tutto evidenti oggi nelle debolezze del sistema ‒ l’epidemia ha squarciato il velo: il re è nudo! ‒ e pronti a ripresentarsi il giorno dopo la fine dell’emergenza più gravi di prima.
Spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza: ecco l’Italia nell’anno della paura nera, l’anno del Covid-19.
Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente in famiglia.
In questi mesi, il 77% ha visto modificarsi in modo permanente almeno una dimensione fondamentale della propria vita: lo stato di salute o il lavoro, le relazioni o il tempo libero.
Lo Stato, pur percepito come impreparato di fronte all’ondata dei contagi, si è palesato come il salvagente a cui aggrapparsi nel massimo pericolo.
Ma, oltre al ciclopico debito pubblico, le scorie dell’epidemia saranno molte, diversificate e di lungo periodo.
La prima scoria è la propensione a rinunciare volontariamente alla solitamente apprezzatissima sovranità personale
-il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni della mobilità personale;
-il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, introducendo limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione, di organizzarsi, di iscriversi a sindacati e associazioni.
La paura pervasiva dell’ignoto porta alla dicotomia ultimativa: “meglio sudditi che morti”. E porta a vite non sovrane, volontariamente sottomesse
-il 77,1% degli italiani chiede pene severissime per chi non indossa le mascherine di protezione delle vie respiratorie, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento;
-il 76,9% è fermamente convinto che chi ha sbagliato nell’emergenza, che siano politici, dirigenti della sanità o altri soggetti, deve pagare per gli errori commessi, che hanno provocato la diffusione del contagio negli ospedali e nelle case di riposo per gli anziani;
-il 56,6% vuole addirittura il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena e dell’isolamento, e così minacciano la salute degli altri;
-il 31,2% non vuole che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili o irregolari, hanno provocato la propria malattia;
-e il 49,3% dei giovani vuole che gli anziani siano curati dopo di loro. C’è un rimosso in cui pulsano risentimenti antichi e recentissimi di diversa origine, intensità, cause.
Non sorprende, quindi, che persino una misura assolutamente indicibile per la società italiana come la pena di morte torni nella sfera del praticabile: quasi la metà degli italiani (il 43,7%) è favorevole alla sua introduzione nel nostro ordinamento (e il dato sale al 44,7% tra i giovani)
Tratto dal rapporto CENSIS “La società italiana al 2020”
https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Sintesi_la_societ%C3%A0_italiana_2020.pdf
Attenzione! Quelli del Censis sono quelli che due anni fa ( non un secolo fa! ) dicevano che gli italiani erano affetti da sovranismo psichico!!
“Le psico turbe del Censis
Per il Censis saremmo tutti preda del “sovranismo psichico”. L’istituto di ricerca socio-economico analizza dati, classifica attitudini e all’occorrenza, scende in campo con termini degni di uno Scalfari d’antan. “, D. Panetta per “L’IntellettualeDissidente”
12 dicembre 2018
https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/le-psico-turbe-del-censis/
A parte questo, basta farsi un giro fra commercianti, professionisti, lavoratori autonomi, piccoli e medi imprenditori e l’unica paura è solo che l’economia vada ancora più a rotoli per questa fake pandemia gestita da politicanti servi di poteri sovranazionali, insomma, sono quelli che non hanno paura del Covid-19 e tutti insieme non costituiscono solo il 30% della società italiana come va dicendo invece il sondaggio Censis di cui sopra ( riquadro a destra ), ma quelli del Censis sono quelli “sovranismo psichico” ( vedasi quanto appena riportato ) e quindi è evidente che la loro mission è fornire pezze d’appoggio al governo eterodiretto di turno, insomma, non disturbare i manovratori burattinai…, that’s it!!
Cordiali saluti.
TheTruthSeeker
Dimenticavo!
Questa un’altra “chicca” recente di De Rita:
Giuseppe De Rita: “Si rifiutano i sacrifici che comportano i figli”
Il fondatore del Censis: «E’ un problema culturale. Oggi sempre più giovani rinviano il passaggio alla vita adulta»
Febbraio 2020
https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/02/12/news/giuseppe-de-rita-si-rifiutano-i-sacrifici-che-comportano-i-figli-1.38457010
Cioè praticamente, tutte le ottime analisi contrinformative di tipo economico e sociale che avete fatto qui lui le manda al macero dicendo che non si fanno più figli solo perché è un problema culturale, i problemi economici di una giovane coppia per lui sono quisquiglie, incredibile ma vero!!
Cordiali saluti.
TheTruthSeeker