di Massimo Bordin
Gli elettori hanno chiesto una rottura a marzo 2018, e fino ad ora stanno cercando di onorare questo impegno. Tutti sono preoccupati, perchè la rottura che sta avvenendo è con l’Europa. A qualche settimana dal varo della legge finanziaria, i profeti di sventura non si contano, esattamente come accadde prima della Brexit e come accadde prima dell’elezione di Donald Trump. Poi – come tutti sono obbligati a convenire – in UK e Usa non è accaduto un bel niente di catastrofico.
Sarà così anche per l’Italia?
Fino a maggio 2018, la Borsa Italiana era stata la borsa migliore del mondo. Dopo, è diventata la peggiore del mondo. Quindi, sotto il profilo degli investimenti fiananziari, l’allarme sembra pertinente. Ogni volta che esce un annuncio dei nostri governanti contro la Ue e contro le politiche sui migranti, il mercato ci punisce. Francamente credo che non ci sia risposta più chiara, bella e fulgida a quello che scriviamo qui da anni: la finanza ha preso il sopravvento sul libero arbitrio dei popoli e della democrazia. Qualcuno voleva una prova della dittatura finanziaria? Si prenda il grafico che fotografa l’andamento dei titoli azionari italiani e vedrà che c’è un “prima” del governo (up trend) ed un “dopo” del governo (down trend), con maggio come mese fatidico del momento di rottura.
Quando nel 2011 dalle banche europee, ed in particolare da quelle tedesche, partì l’ondata massiccia di vendite del debito italiano, il Presidente del Consiglio Berlusconi si dimise, denunciando poco dopo di aver subìto un attacco golpista di stampo finanziario. Ma in realtà, dietro a tutto questo, c’era il rischio che Mediaset perdesse capitali, dato il suo posizionamento a Piazza Affari. Con lo spread sopra quota 300 (ed anche oggi abbiamo sfiorato la quota) si dimetterebbero governi come quello di Berlusconi, di Letta, di Renzi o di Gentiloni. Quello gialloverde non lo farà. Se lo spread arriverà a quota 400, Di Maio e Salvini faranno spallucce, nella consapevolezza che quella quota si può reggere, ma, soprattutto, forti del fatto di non avere conflitti d’interesse con le aziende quotate, com’era per Berlusconi. Infine, tutti sanno che ora con lo spread alto si gioca a carte scoperte e che i due partiti di governo aumentano i loro consensi. L’opposto esatto di quanto accadeva nel 2011 quando tutti gli italiani tifavano per il crollo di Forza Italia terrorizzati dallo spread.
Infine, a scongiurare la catastrofe, c’è la ricchezza degli italiani che, anche grazie alla prima Repubblica, hanno accumulato una ricchezza media procapite che è il doppio di quella dei tedeschi, e generosamente superiore a quella di francesi e inglesi. In caso di spread insostenibile, infatti, il governo potrà agire in parziale default SENZA chiamare la troika, e poi uscire dall’euro, il che significherebbe la fine del Benelux, prima che dell’italia. Dunque, i poteri forti si guardano bene dal far cadere l’Italia. Oramai i giochetti sono chiari e proprio per questo non funzioneranno più.
INCISO: sull’aumento dei tassi, pare esserci una frenata: sono stati aumentati in Usa ed in Uk e in Ue, ma a livello risibile, e anche il dollaro ha ridimensionato la sua forza sull’euro, anche a seguito delle esternazioni di Trump che senza dubbio hanno condizionato la Fed. Fatto sta che gli americani in Borsa festeggiano dal marzo 2009 e sul mercato del lavoro industriale cominciano a festeggiare da quando Trump ha iniziato a proteggere il comparto manifatturiero. Va sempre ricordato che alle borse i tassi troppo alti non piacciono perchè quando in un mercato degli investimenti hai i tassi alti, evidentemente fanno la loro comparsa prodotti come le obbligazioni, più competitivi di prima in quanto a rendimenti delle cedole, ma sulla carta enormemente più sicuri. Trump ha dunque un pochino smorzato sull’aumento dei tassi che tutti invece prevedevano come “galoppante”, e le borse americane, per tutti gli indici che contano, sono sui massimi storici. Divertente osservare come gli analisti pluripremiati avevano previsto esattamente l’opposto.
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