L’antipolitica è il vicolo cieco di ogni rivendicazione perché dimentica Stato di diritto e diritti umani, lasciandoci in mano alla tecnocrazia.
Pubblicato anche su Sfero e Ovidio Network
Il presente articolo conclude una trilogia dedicata alla problematica politica/antipolitica iniziata con questo, in cui affermo come la politica sia oggi la disciplina più importante, seguito da questo in cui individuo l’antipolitica come il più grande problema del dissenso dei giorni nostri.
La presente conclusione della trilogia necessita di una breve premessa analitica, per evidenziare come la situazione socio politica dei nostri tempi non sia mai stata così oscura anche se, contrariamente a quanti paventano emergenze, guerre e conseguenti carestie penso che il destino dell’umanità sarà altro, comunque non meno drammatico.
Questo non perché guerre ed emergenze non esistano, anzi, solo guardando la storia recente possiamo tranquillamente affermare che siamo governati dalla combinazione di emergenze e guerre; di seguito un elenco delle più importanti:
– terrorismo teso a fermare la pacificazione sociale democratica e repubblicana;
– criminalità non realmente combattuta, ma sempre al servizio dello stato profondo;
– corruzione della politica ben esposta nella cronaca, in modo da creare un senso di rifiuto della politica stessa;
– terrorismo “internazionale” in realtà superveduto dall’intelligence delle grandi potenze, con relative guerre “riparatorie” in nome dei diritti umani;
– crisi finanziarie permesse da false teorie economiche e monetarie, tese a depredare le economie private e desovranizzare gli Stati a beneficio di chi controlla la finanza globale;
– emergenze migratorie dovute alla mancata attuazione dei diritti umani, sociali, civili e politici nelle aree del pianeta colonizzate;
– emergenza climatica creata a tavolino su dati falsi per implementare politiche pauperistiche, in modo tale da creare un diffuso impoverimento e conseguente controllo dell’individuo;
– emergenza immunitaria creata e spinta mediaticamente, come viatico per un’apparente sicurezza sociale condizionata alla perdita della privacy e alla “buona condotta” vaccinale e sociale;
– emergenza esistenziale e sociale diffusa attraverso la psichiatrizzazione di ogni aspetto del vivere, in modo da sottoporre a protocolli farmaceutici ogni tipo di problema, trattandolo quindi come “malattia”, ma di fatto, vista la sottomissione procedurale trattandolo come “reato”, mentre si riduce la gravità sociale di molti crimini, considerandoli e trattandoli come “malattie”;
– emergenza per presunte violazioni dei diritti umani in campo sessuale, tesa a sponsorizzare culturalmente una innaturale “fluidificazione sessuale”, un’operazione sopraffina giacché basata su finzioni che potevano prendere piede solo in un’epoca pesantemente relativistica come la nostra, finzioni che celano i tre veri scopi della tecnocrazia di controllo:
a: disorientamento della consapevolezza e della dignità della persona;
b: progressiva devoluzione della procreazione ai protocolli di laboratorio;
c: demolizione della famiglia naturale in quanto prima e vera dimensione conoscitiva e di crescita dell’essere umano, in modo da consegnare tutta l’esperienza alla dimensione spettacolarizzata, ma totalmente falsa, confezionata dalla tecnocrazia al solo scopo di controllo del cittadino, della persona e dell’essere;
– il ciclo di guerre iniziato dal crollo del Muro di Berlino e proseguito con l’11 Settembre, trova ora un’accelerazione immediatamente successiva all’istituzione della prima, coordinata emergenza immunitaria di cui sopra, un’accelerazione stavolta avviata da Putin in Ucraina come ultimo atto della lunga tensione NATO-Russia.
Considerando l’ordine degli eventi, credo non si possa non vedere come l’emergenzialità militare sia strettamente collegata con tutto ciò che l’emergenza sanitaria ha istituito o ha minacciato di istituire nel mondo, anche se ancora non completamente implementato a livello digitale e giurisprudenziale: la sempre maggior condizionalità dei diritti costituirà la premessa per un’ancor più stringente controllo dei cittadini e degli Stati, che sarà rivenduto come necessario dal procedere o dall’aggravarsi delle emergenze anzidette e delle tre aree di tensione militare più importanti, che sono europea, mediorientale e asiatica.
Insieme alla nuova disponibilità tecnica relativa alla digitalizzazione delle informazioni e dei rapporti sociali, tutto sembra convergere verso l’instaurazione di una tecno-distopia di controllo globale, anche considerando il fatto che i nuovi blocchi geopolitici sembra stiano accordandosi ad alti livelli bancari e finanziari per un primo step di implementazione delle CBDC, che sarebbero nuove valute per gli scambi globali fra nazioni, fra nazioni e corporazioni e fra entità geopolitiche; valute capaci di essere programmate con varie condizionalità ai diritti dei cittadini una volta che le élite decideranno di utilizzarle in sostituzione di ogni altro sistema di pagamento.
Le evidenze fattuali e le deduzioni che possiamo trarre da quanto espresso sin qui, portano a 2 drammatiche conclusioni, collegate fra loro come facce della stessa medaglia:
- Anche con la consapevolezza che a livello socio-geopolitico globale è doverosa una certa prudenza, dovuta alle mille possibili variabili e casualità, non possiamo comunque dimenticare il fattore “possibilità tecnologica”: soprattutto in un’epoca sostanzialmente antipolitica come la nostra, tale fattore rende irresistibile la fascinazione della tecnica, quindi non possiamo non vedere come tutto converga, o convergerà prima o poi, verso l’instaurazione di quella che chiamo TECNO-DISTOPIA DI CONTROLLO GLOBALE, necessariamente a carattere transumana/post-umana. L’avvento e la fortificazione di tale totalitarismo renderà le precedenti dittature del tutto obsolete in quanto ad “efficienza”.
- La seconda drammatica conclusione, il secondo aspetto che è esso stesso un’emergenza, è presto detta: le 11 voci dell’elenco “emergenze e guerre” mostrano chiaramente quanto la civiltà del nostro tempo abbia trascurato il consolidamento dei positivi sviluppi istituzionali e giurisprudenziali della politica dell’ultimo secolo, rappresentati da uno Stato di diritto che per definizione avrebbe dovuto attuare e proteggere i diritti delle persone, dalle istituzioni liberali e dalla conseguente separazione dei poteri; quelle istituzioni che sono l’impalcatura dello Stato di diritto, istituzioni informate dalle Costituzioni repubblicane post Seconda Guerra Mondiale che avrebbero dovuto dettarne l’auspicabile funzionamento, perché illuminate da quei Diritti Umani del 1948 che rappresentano i valori considerati ancora inalienabili, purtroppo e sempre più solo in linea del tutto teorica, come mostra appunto l’elenco “emergenze e guerre”.
Ecco all’improvviso apparire, in tutta la sua drammaticità, il quadro devastante del presente: i risultati della sempre più crescente antipolitica, seminata come un virus nelle società civili e capace di distruggere tutti gli anticorpi rappresentati dall’impegno civile, che avrebbe dovuto portare nelle istituzioni della politica le problematiche e le risoluzioni del vivere e della storia.
Questa drammatica trascuratezza politica e civile si dipana in due direzioni dal risultato complementare: da una parte i cascami delle ideologie classiste spingono ancora ad un attivismo “di lotta”, implicitamente non riconoscendo la conquista rappresentata dallo Stato di diritto e dalle sue istituzioni informate dai diritti umani; dall’altra abbiamo un grande sforzo che predica la sostituzione dell’attivismo politico e dell’impegno civile con una tensione personale verso una presunta “evoluzione interiore”, che sarebbe capace di porre le basi per l’avvento di un’era in cui tutti gli squilibri mondiali, sociali e personali si supereranno come per magia.
Sono il primo ad ammettere come la forza spirituale dell’uomo possa smuovere le montagne, ma se la indirizziamo in maniera sbagliata dimenticando la sfera del vivere civile, che è politica e che trova le sue istruzioni nelle sue istituzioni, ci si rivolgerà contro diventando la migliore complice di quel potere di cui ha rifiutato di prendersi responsabilità.
28 febbraio 2024
fonte immagine: Alamy
Riguardo ai problemi relativi alla costruzione di una politica realmente alternativa, consiglio questa serie di articoli e questa di video.
In particolare, Qui, qui e qui tre articoli in cui cerco di ragionare sull’errore di trascurare la politica per la presunta “evoluzione interiore”.
Per chi non conoscesse le mie proposte politiche segnalerei qui il libro su quello che ritengo indispensabile, un “Partito Unitario di Liberazione Nazionale”, qui il successivo articolo in cui delineo una possibile strategia, qui un articolo in cui illustro delle questioni necessarie ad una possibile “politica nuova” e qui alcune questioni relative alla comunicazione politica. Infine, in questa sezione del blog trovate tutte le proposte formulate nel corso degli anni.
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