di Francesco Cappello
È a tutti noto come esagerando con antibiotici e pesticidi si rischi di indurre mutazioni in grado di selezionare specie resistenti, e assistere al ritorno di malattie che sembravano sconfitte”. Vedi “Super batteri e zanzare mutanti: la resistenza ai farmaci è una minaccia in continua evoluzione“
Le vaccinazioni di massa provocano fenomeni simili tra i virus patogeni
Recentemente aveva trovato il coraggio di parlarne Crisanti che nel suo solito stile “qui lo dico e qui lo nego” aveva dichiarato come le campagne vaccinali contro un virus altamente mutevole (il Sars-Cov-2 è una quasi specie virale) potessero generare ceppi resistenti agli anticorpi vaccinali:
“Le varianti nascono come reazione al vaccino. Se provo ad ammazzare il virus, il virus cerca di sopravvivere mutando e reagendo al vaccino. Il virus si trasforma: io vaccinato non sono immune. Il mio problema non sono i non vaccinati, il mio problema è il virus che varia”.
Il solito Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, l’ha definita “una delle cose più inesatte che ho sentito da quando si parla di pandemia”, spiegando che “le varianti nascono quando le persone non sono vaccinate e il virus si muove liberamente”.
Sulla questione siamo intervenuti più volte fornendo ai nostri lettori i necessari riferimenti alle pubblicazioni scientifiche ospitate dalle più accreditate riviste scientifiche di settore: Cell, Science, Nature, ecc.
Vedi tra gli altri il mio: È possibile, secondo scienza, stabilire se e quali varianti del virus siano state provocate dalla vaccinazione? Sì lo è
Questo venerdì 10 settembre sul tema è intervenuto anche il direttore dell’OMS in Europa Hans Kluge, che nel corso di una conferenza stampa, ha espresso i suoi dubbi:
sulla capacità di un alto tasso di vaccinazione di fermare da solo la pandemia di Covid-19, a causa delle varianti che hanno ridotto la prospettiva dell’immunità collettiva [immunità di gruppo o endemizzazione della malattia n.d.a.].
Ha aggiunto tra l’altro che L’immunità collettiva è illusoria solo con i vaccini e che è necessario: giocare d’anticipo per adattare le nostre strategie di vaccinazione e (…) acquisire conoscenze molto preziose sull’impatto delle dosi aggiuntive.
Come ciascuno può intuire l’apparizione di varianti virali del virus, selezionate per vaccino resistenza, verranno affrontate, nella proposta dei produttori dei vaccini genici a mRNA, con la produzione di nuove dosi rapidamente adattate alle caratteristiche delle varianti mutate in circolazione costringendoci all’interno di un loop di produzione e consumo di durata indefinita. A loro volta l’assunzione delle successive dosi riattiverà un green pass appena scaduto…
Vi proponiamo infine l’abstract di una pubblicazione del 2015 relativa alla pratica della vaccinazione nel mondo della produzione animale ove i ricercatori hanno assai meno remore ad esprimersi apertamente sugli esiti delle vaccinazioni ripetute su animali d’allevamento.
La pubblicazione ospitata da PLOS BIOLOGY porta il titolo:
Imperfect Vaccination Can Enhance the Transmission of Highly Virulent Pathogens [La vaccinazione imperfetta può aumentare la trasmissione di agenti patogeni altamente virulenti]
Alcuni vaccini potrebbero causare l’evoluzione di agenti patogeni più virulenti? La saggezza convenzionale afferma che la selezione naturale rimuoverà gli agenti patogeni altamente letali con la morte dell’ospite che ne riduce notevolmente la trasmissione.
I vaccini che mantengono in vita gli ospiti consentendo comunque la loro trasmissione potrebbero consentire a ceppi molto virulenti di circolare in una popolazione.
Qui mostriamo sperimentalmente che l’immunizzazione dei polli contro il virus della malattia di Marek migliora l’idoneità dei ceppi più virulenti, rendendo possibile la trasmissione di ceppi iperpatogeni.
L’immunità indotta dalla vaccinazione diretta o dalla vaccinazione materna prolunga la sopravvivenza dell’ospite ma non previene l’infezione, la replicazione o la trasmissione virale, prolungando così i periodi infettivi di ceppi altrimenti troppo letali per persistere.
I nostri dati mostrano che i vaccini non in grado di prevenire la trasmissione virale [vaccini non sterilizzanti n.d.a] possono creare le condizioni che promuovono l’emergere di ceppi più patogeni in grado di causare malattie più gravi negli ospiti non vaccinati.
I vaccini non sterilizzanti, come sono gli attuali vaccini genici, inducono quindi varianti più pericolose e contagiose anche per i non vaccinati. Si tratta di un dato preoccupante anche se al momento, per fortuna, l’esperienza clinica sta mostrando che non è così per i non vaccinati nel caso della covid.
La campagna vaccinale allunga perciò pericolosamente i tempi dell’endemizzazione dell’epidemia impedendo il raggiungimento dell’agognata immunità di gruppo.
I vaccinati che si reinfettano corrono, come è ormai riconosciuto, il rischio di potenziamento fatale della malattia (potenziamento dipendente dall’anticorpo) o ADE, come nel caso, ormai tristemente noto, del militare Stefano Paternò.
Viceversa i non vaccinati tendono a selezionare varianti asintomatiche ossia attenuate, che non ammalano, ma che consentono l’endemizzazione dell’epidemia in tempi relativamente brevi. (vedi il mio Meglio varianti virali naturali o generate dal vaccino?)
Aggiornamento del 12 settembre
È di questi giorni l’allarme intorno a La variante Mu ‘altamente resistente’ agli anticorpi; a quelli di chi ha avuto l’infezione e a quelli dei vaccinati.
Per chi volesse approfondire intorno ad aviaria e coronavirus (a pag. 20) e molto altro si consiglia la lettura di Covid-19 Il Vaccino aggiornamento maggio 2020, a cura della dott.ssa Loretta Bolgan. Vedi più in generale Studi e dossier della dr.ssa Loretta Bolgan, su COVID-19 – vaccini – prevenzione e terapie.
Un ringraziamento alla dott.ssa Loretta Bolgan per la preziosa revisione del presente articolo
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