di Davide Gionco
(29.06.2020)
La privatizzazione delle autostrade
Per troppo tempi i vari governi di sinistra e di destra hanno sistematicamente operato per privatizzare le infrastrutture pubbliche, nella folle convinzione che il privato è più efficiente del pubblico.
La semplice logica consentiva di comprendere che non è il tipo di gestione, pubblica o privata, a rendere efficienti le infrastrutture pubbliche, ma sono l’accurata pianificazione degli interventi e la regolarità dei controlli.
Prima delle privatizzazioni lo stato pianificava e controllava male. Con le privatizzazioni abbiamo constatato che pur i privati pianificano e controllano male.
Nel primo caso l’inefficienza era causata dall’incompetenza e dalla scarsa motivazione di far bene da parte dei funzionari pubblici. Nel secondo caso l’inefficienza è stata causata dal fatto di non avere come obiettivo il bene pubblico (l’efficienza delle infrastrutture) come obiettivo dell’impresa privata che ha preso in gestione le infrastrutture pubbliche.
Un caso emblematico è quello di Autostrade per l’Italia. La società dei Benetton ha attualmente in gestione diverse tratte autostradali, per un totale di quasi 3000 km di rete.
La società privata Autostrade per l’Italia è risultata per anni fra le più efficienti per i propri azionisti, soprattutto grazie a politiche di “vicinanza” con il potere politico, che le hanno consentito di ottenere continui aumenti dei pedaggi, riducendo nel contempo sia i costi di manutenzione ordinaria, sia gli investimenti.
Fonte: Quanto guadagnano le Autostrade (La Stampa, 23 dicembre 2019)
Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2018/08/18/news/aumento-dei-pedaggi-e-investimenti-in-calo-il-dossier-del-ministero-che-accusa-autostrade-1.34039226
Il risultati di queste “politiche” sono stati enormi utili a vantaggio degli azionisti, insieme ad una riduzione della sicurezza per i viaggiatori e ad un peggioramento dei tempi di percorrenza.
La tragedia del crollo del Ponte Morandi di Genova del 14 agosto 2018, con il suo seguito di morti, di invalidi, di feriti, di danni economici alla città di Genova, di tempo perso negli spostamenti ai danni di trasportatori, di lavoratori, di turisti, con i suoi strascichi giudiziari, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Tutti i danni inferti al “sistema paese” sono stati al momento pagati solo dai cittadini italiani, mentre la società Atlantia SpA, proprietaria di Autostrade per l’Italia, continua ad interessarsi unicamente agli utili dei propri azionisti.
Cos’altro mai ci si potrebbe aspettare da una società privata con fini di lucro? Non di certo che avesse a cuore gli interessi degli italiani, nello specifico quello di avere una rete autostradale sicura ed efficiente.
Dopo il disastro di Genova
Dopo il disastro di Genova l’aria è cambiata, naturalmente. Autostrade per l’Italia si è finalmente decisa a mettere mano al portafogli per fare i necessari controlli ed interventi di sicurezza, anche dietro forti pressioni del Governo. E’ il minimo che ci si potesse aspettare dopo quanto accaduto, per ridurre i rischi di rescissione del contratto di gestione di 3000 km di rete autostradale, la gallina dalle uova d’oro.
Ma dopo 20 anni di continui tagli sui controlli e sugli interventi per la sicurezza, questo ha significato un aumento dei cantieri, con ovvie gravi ripercussioni sul traffico e sui tempi di percorrenza.
In queste figure abbiamo messo in evidenza le due aree attualmente più critiche del territorio nazionale, con le tratte autostradali interessate da cantieri, restringimenti di carreggiata ed aumenti anche considerevoli dei tempi di percorrenza.
Liguria
In Liguria ci sono attualmente cantieri pressoché continui da Savona (innesto A6/A10) a Sestri Levante, con cantieri anche sulla A26 (fino ad Ovada), i corrispondenza degli innesti A26/A10 e A7/A12. Oltre alla mancanza del viadotto sul Polcevera crollato nel 2018.
Una concentrazione di cantieri mai vista, con continue riduzioni e scambi di carreggiata e con una viabilità ordinaria totalmente inadatta a reggere il traffico turistico e mercantile (porto di Genova).
Marche ed Abruzzo
Nelle regioni Marche ed Abruzzo, autostrada “Adriatica” A14, vi è un sostanziale cantiere continuo fra Ancona Sud e Vasto oltre alla tratta interessata da lavori fra Cattolica e Pesaro. Anche in questo caso continui restringimenti di carreggiata, scambi di corsia che provocano lunghe code a causa del traffico turistico e del traffico merci.
L’eccesso di cantieri per recuperare il tempo perduto causa enormi disagi agli italiani, ma naturalmente sono sempre gli italiani a pagare il prezzo delle perdite di tempo.
Il Governo, come al solito, è il grande assente. Ha imposto ad autostrade per l’Italia di fare urgenti controlli (bene!), ma non si è preoccupato di tutelare gli interessi dei cittadini, sia dando razionalità agli interventi (non troppi cantieri tutti insieme), sia facendosi portavoce dei cittadini nel chiedere l’eliminazione dei pedaggi.
Ad oggi tocca ad ogni singolo cittadino fare ricorso ad Autostrade per l’Italia per chiedere il rimborso di 10-20-30 euro di pedaggio.
Molti cittadini lasciano perdere, data l’esiguità dell’importo, mentre Autostrade per l’Italia continua ad incassare.
Il male delle privatizzazioni: la perdita dell’interesse pubblico
La conclusione che dobbiamo trarre è che è la privatizzazione di infrastrutture pubbliche strategiche come le autostrade non poteva che portare a gravi danni all’interesse pubblico a fronte di grossi utili per pochi soggetti privati.
Nelle gestione del servizio è mancato il portavoce dell’interesse collettivo, della gente che usa le autostrade, che ha il diritto di viaggiare in sicurezza, in tempi ragionevoli e a costi contenuti, senza dover pagare dei dividendi a degli azionisti totalmente disinteressati al bene pubblico.
Nel breve termine chiediamo al Governo che si faccia portavoce dei cittadini, imponendo ai gestori una pianificazione razionale degli interventi per ridurre al minimo i disagi ed azzerando i pedaggi nei casi in cui i tempi di percorrenza risultino inaccettabili.
Nel medio termine chiediamo al Governo che ri-nazionalizzi la rete autostradale, rimettendo al centro gli interessi dei cittadini e dell’economia italiana, senza privilegiare gli interessi di pochi soggetti privati, che fanno utili scaricando i costi della loro cattiva gestione sul resto del Paese.
E chiediamo che gli stessi principi vengano applicati a tutte le altre infrastrutture pubbliche strategiche, naturalmente mettendo in atto dei meccanismi innovativi di controllo sui funzionari pubblici che gestiranno tali infrastrutture.
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