fonte immagine: Picryl
Qualsiasi politica non preveda il ripristino delle Sovranità Popolari nazionali per questi tre ambiti si pone automaticamente al servizio del sistema lobbistico privato
La realtà del sistema politico occidentale si sostanzia dall’incompiutezza dei suoi ideali: quei diritti umani e quella democrazia partecipata e trasparente che avrebbero dovuto fare dell’Occidente l’avanguardia di un mondo sulla via del progresso e della pace sono ormai formule che restano sempre più sulla carta, sulla bocca di vuote e retoriche celebrazioni, su libri di testo sempre più mal studiati e interpretati in una scuola pubblica appositamente trascurata, svilita e tecnicizzata a suon di test uniformanti.
La “democrazia reale” del sistema politico occidentale vede un arretramento dello Stato di diritto, che avrebbe dovuto rappresentare e proteggere le società civili degli Stati sovrani.
Questo arretramento è causato dalla non attuazione dei principi democratici e universali: la politica è stata infiltrata e soggiogata agli interessi di logge ed organismi privati transnazionali, che riescono a mettere nelle istituzioni personaggi politici compiacenti, od a condizionarne l’operato una volta arrivati nei parlamenti.
La grandezza degli organismi politici, come gli Stati Uniti, l’Unione Europea ed a maggior ragione quegli USE verso cui tutto in Europa sta convergendo, mostrano un’evidente “distanza democratica” fra i vertici ed i popoli, con sempre minori possibilità per le società civili di poter dire qualcosa.
Le consultazioni elettorali sono solo apparentemente democratiche: la “scelta” elettorale è già ristretta nei percorsi di formazione delle rappresentanze, svilita da sistemi non veramente rappresentativi perché non proporzionali, ulteriormente negata da campagne elettorali in cui i maggiori spazi sono riservati alle formazioni politiche esistenti, senza una vera giustificazione democratica a non mettere ogni partito, vecchio e nuovo, nelle stesse condizioni di visibilità.
In Italia il Movimento 5 Stelle si fa portatore della misura populista di diminuzione dei parlamentari, con la puerile scusa di un risparmio sulle spese dello Stato.
Ciò che non si dice è che, con tutta evidenza, meno parlamentari ci sono più sarà facile il condizionamento del loro operato da parte delle segreterie dei partiti, ora in mano alle logge suddette.
Non si dice, inoltre, che il risparmio sarebbe irrisorio in termini nazionali e che, soprattutto, uno Stato sovrano non dovrebbe avere limiti di spesa onde poter attuare i principi della sua costituzione, se non quelli determinati da una sana gestione dei vari parametri economici interni ed esterni, che però mai dovrebbe ammettere l’impoverimento e la schiavitù del suo popolo.
L’economia e la finanza devono essere al servizio della politica: oggi accade l’esatto contrario, con le economie delle nazioni in mano alla finanza privata.
Il controllo dell’emissione di una moneta sovrana, senza la quale uno Stato non è veramente sovrano perché sostanzialmente “occupato” dalle banche private, è la prima condizione che potrebbe rendere una democrazia veramente tale.
I media e la politica non ci dicono quella che è la sostanziale realtà: le società civili e produttive delle nazioni stanno perdendo una guerra contro la finanza, che ormai “fattura” molto più della produzione reale di beni e servizi.
Una guerra non dichiarata perché non necessita di carri armati, sostituiti dalle filiali di banche che creano denaro dal nulla e indebitano “legalmente” gli Stati non più sovrani che non possono più stamparsi la loro moneta.
Il tutto rivenduto come necessario per essere “competitivi” nel mondo globalizzato: l’unico richiamo implicito, ma non dichiarato, ad una guerra che però sarebbe fra blocchi ed aree di influenza globali, guerra che giustificherebbe la demolizione delle sovranità dei “troppo piccoli” Stati nazionali.
Abbiamo quindi, in buona sostanza, due guerre: quella della finanza contro le sane economie produttive e quella multipolare fra blocchi, a cui si vorrebbe aggiungere gli USE per aiutare gli USA nella guerra globale.
Oltre che essere profondamente antidemocratico e contrario ad ogni ideale, questo disegno ci esporrà, ulteriormente, a gravi pericoli geo-strategici.
Quanto sinora illustrato è sostenuto con una squallida retorica dal “pensiero unico” veicolato dai media principali e dagli esperti invitati nei dibattiti e negli ormai perenni tg, un sistema che riesce ad annullare e annichilire anche le poche voci dissenzienti ammesse, inglobandole nel gioco perverso della politica-spettacolo.
Insieme al denaro ed al sistema dei media, abbiamo il terzo settore su cui la politica ha ormai perso quasi ogni tipo di controllo: quello tecnologico.
È la tecnologia che rende possibile a livello globale quanto finora denunciato.
La tecnologia che si fa idolo consumistico al quale ogni altro interesse si deve prostrare, mezzo di controllo privato, sempre più globale, unico “universo” in cui convogliare ogni altro sapere, ogni aspirazione umana, ogni prassi di ricerca, di “cura”, ogni intervento in qualsiasi campo, ogni speranza di soddisfacimento di desideri, di ricerca, anche di pace: la tecnologia ci darà la pace, se riuscirà ad evitare la guerra totale e/o la distruzione dell’ecosistema, ma una pace che sarà appiattimento, uniformazione, identificazione, pensiero unico, coscienza e identità predeterminate: un’umanità assai diversa da quella attuale trasformata in qualcosa di ibrido, in pensiero assoggettato ad un’idea di “evoluzione” che determinerà la rottura del libero pensiero.
Denaro, media, tecnologia sono quindi i tre fronti su cui costruire una quanto mai necessaria politica che rinnovi la democrazia ed attui, finalmente, quei diritti umani che ne sono l’anima etica.
Qualsiasi formazione politica eviti di parlare di questi argomenti e non li affronti con un profondo lavoro culturale e di informazione, si presta alla continuazione del sistema privatistico vigente.
Va denunciata con la consapevolezza che si può ottenere solo risolvendo le nostre idiosincrasie ideologiche per capire che siamo tutti nella stessa barca: sta affondando velocemente, sulle onde di un sistema pazzo e criminale in mano a pochi soggetti privati che riescono a condizionare potentemente le nostre vite e la nostra “realtà”.
Solo degli Stati liberi e sovrani ispirati ai diritti umani, espressioni trasparenti di società civili consapevoli e mature, potranno raggiungere accordi bilaterali, multilaterali e globali tali da non far rimpiangere quel “progresso” scriteriato che oggi sta distruggendo il nostro habitat, fisico e mentale.
Massimo Franceschini, 17 dicembre 2018
qui il mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti Umani
Lascia un commento