Il primo di una nuova serie di articoli intesa a delineare un partito politico inclusivo, capace di rinnovare l’organizzazione della politica, lo Stato di diritto ed il rapporto Stato-cittadino nel segno dei diritti umani
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Questo è il primo di una serie di articoli con la quale intendo disegnare un percorso politico di rinnovamento democratico e civile, una strada volta a restituire dignità allo Stato di diritto ed ai suoi valori universali, ora messi in disparte da un sistema di potere sostanzialmente privatistico che segue logiche ed obiettivi dettati, in buona sostanza, da cerchi ristretti finanziari e di altro tipo che governano l’Occidente.
Ricordo, brevemente, che reputo i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo gli unici valori capaci, se coerentemente ed integralmente perseguiti, di fornire l’indirizzo per costruire una vera alternativa al “sistema” vigente.
Sui diritti umani ho già scritto questo programma politico e questa serie di articoli, in cui prendo in considerazione l’intera Dichiarazione Universale a partire dal suo importante preambolo.
Ritengo i diritti umani così importanti, in quanto già completi di ogni rivendicazione atta a rinnovare lo Stato di diritto ed a liberare la persona e le comunità dal giogo irrazionale delle oligarchie che occupano la politica e le amministrazioni degli Stati.
Oggi non possiamo non vedere che, stante gli attuali percorsi della politica, è sempre più difficile che al governo possano arrivare dei veri rappresentanti della società civile: in buona sostanza, la maggior parte dei personaggi che arrivano al governo ed al proscenio dei talk della “politica-spettacolo”, si rivela fedele esecutrice del diversificato potere globale delle corporazioni finanziarie, tecnologiche e commerciali.
Ritengo quindi i diritti umani, soprattutto, dotati di un fantastico potere aggregativo a patto che non se ne faccia, come avvenuto sinora, un uso parziale, contraddittorio ed ipocrita.
Non dimentichiamo che i diritti dell’uomo avrebbero dovuto essere il collante fra le Nazioni, almeno in Occidente, in grado di fornire il giusto equilibrio fra i due estremi liberismo/collettivismo.
Se completamente assunti come faro dell’agenda politica, i 30 diritti sarebbero capaci di garantire pace e cooperazione mondiale, proprio perché permettono la convivenza fra uomini e culture diverse chiamate ad un responsabile, dignitoso e reciproco riconoscimento.
Al contrario, si è permesso che i nostri diritti fossero “abusati” e “trasformati” per giustificare la violenta ed illegale ingerenza USA/NATO nel mondo, la mercificazione di ogni aspetto dell’esistenza e l’opera culturale di ridefinizione della persona e di ogni ambito umanistico, in vista dell’incipiente transumanesimo/postumanesimo.
Il mondo della politica e dei media, di fatto al servizio delle corporazioni globali, hanno costruito una parziale, sbilanciata e falsa narrazione della realtà, in modo da usare i diritti umani stessi come “cavallo di Troia” per iniettare mode e stili di vita “alternativi”, materialismo, scientismo e tecnicismo nella cultura e nel tessuto sociale.
Da sempre, l’obiettivo della tecnocrazia è quello di instaurare un controllo sopraffino della persona con il miraggio della tecnica: di questo disegno oggi vediamo solo i primi, ma già preoccupanti segnali “giustificati” dalla presunta “emergenza” sanitaria globale (ricordo che ad oggi, la presunta “emergenza” conta poco più di 100mila vittime in tutto il mondo).
Non manca molto alla nostra completa interfaccia con una dimensione algoritmica ed artificiale di controllo privato, che potrà decidere autonomamente ed arbitrariamente la disconnessione degli “insubordinati” da ogni “privilegio” del “mondo connesso”: paradossalmente, il mondo della tecnica riporterà la nostra “sopravvivenza” e sicurezza indietro di molti decenni, anche se in modo sopraffino e apparentemente smart.
In questo panorama, non dobbiamo dimenticare il crescente pericolo dovuto all’implementazione dell’intelligenza artificiale in campo militare, considerato il delicato equilibrio del nuovo mondo multipolare.
A mio parere, e veniamo così all’obiettivo di questa nuova serie di articoli, il quadro appena accennato impone decisioni politiche ben precise e urgenti da parte di tutti gli attivisti ed intellettuali che, pur da varie angolazioni e tradizioni politiche, sono consapevoli della gravità del momento e del poco tempo a disposizione.
La prima decisione dovrebbe essere quella di, se non lasciare, almeno affiancare alle rispettive attività di movimento ed elaborazione, attuate in circoli più o meno ristretti e coesi, la formazione di un nuovo partito unitario capace di raccogliere quanti più consensi possibili, nella più ampia direzione immaginabile.
Penso che ciò sarebbe fattibile con un preciso programma di progressiva attuazione della Costituzione e dei diritti umani, ben delineato per ogni ambito politico, istituzionale, civile, economico, sociale, culturale, nazionale ed internazionale: un vero e proprio “Programma di Liberazione Nazionale” dal dominio privato globale.
Dobbiamo “restaurare” lo Stato di diritto, oggi ridotto a scatola burocratica lontana del cittadino ed al servizio delle élite, un ente ormai inerme di fronte allo strapotere delle corporazioni globali permesso dalla politica stessa.
Per fare ciò dobbiamo capire la necessità di abbandonare bandiere e slogan che da sempre dividono la società civile: vecchie suddivisioni in “classi” ormai obsolete, dato il dominio permesso dalla tecnica e dalla finanza da parte di una ristretta cerchia di persone, famiglie, logge ed organismi privati sul mondo produttivo e creativo reale, la carne viva dei popoli.
Nei prossimi articoli intendo spiegare il “perché” di un nuovo partito, che dovrà comunque svilupparsi e presentarsi in modo completamente diverso dagli attuali, piccoli e grandi.
A seguire intendo delineare anche la struttura del nuovo partito e le sue funzioni, interne ed esterne.
A mio parere, abbiamo bisogno di un partito diverso anche dalle formazioni più o meno grandi, potenzialmente alternative, ma ferme su posizioni “ideologiche” e “fuori dal tempo”: non si può non constatare la vittoria di un sistema che è riuscito a sostituire ogni “politica” con un pensiero unico apparentemente “progressista” capace di trasformare ogni contraddizione in un “necessario” nuovo ordine di idee.
L’enorme potenza mediatica del “sistema” si può combattere solo puntando, perseguendo e praticando quei valori universali capaci di progettare un futuro diverso, ma raggiungibile.
Dobbiamo argomentare una realtà possibile e comprensibile, in cui le contraddizioni tanto utili al sistema stesso nell’attuazione della sua opera di divisione, svaniscano sotto i “colpi” di una prassi politica ed organizzativa che mostri come una diversa realtà sia alla portata di tutti.
Intendo quindi procedere delineando le varie fasi di costruzione del nuovo soggetto politico, la sua struttura, le funzioni interne ed esterne e le molteplici attività a cui sarebbe chiamato: l’idea è quella di descrivere una “macchina politica” mossa dal “propellente” diritti umani, guidata da principi umanistici sia nel funzionamento interno sia nei rapporti con la società civile, cui dovrebbe massima trasparenza e servizio.
Vorrei concludere con una breve riflessione/appello centrata sul presente e rivolta a tutti gli attivisti ed intellettuali che continuano a parlare esclusivamente di MES ed economia.
Sbaglio o state parlando dagli “arresti domiciliari”?
Come riuscite a far finta che tutto vada bene?
Ancora non riuscite a dire qualcosa di “politicamente scorretto” su questa “pandemia” e su ciò che con essa si sta “giustificando”?
Non vedete che ci stanno togliendo i diritti umani da sotto i piedi?
Credete sia ancora possibile “lavarsi le mani” sul “Regime Sanitario” con cui si vuol governare il mondo – attraverso burocrati neanche eletti come Conte e la nuova “stella” Colao – perché “non siete esperti in materia”?
Non avete ancora capito che dovremo accettare il vaccino obbligatorio, una vera e propria violazione della deontologia medica e della Convenzione di Oviedo che riconferma, al contrario, la libertà di scelta terapeutica e l’inviolabilità dei diritti umani?
Penso sia quanto mai urgente modificare il solito approccio politico, univocamente “economicista”, “classista” o mirante all’ipotetica realizzazione di un “ismo” o progetto sociale che non guardi all’uomo in quanto tale.
È ora di capire, definitivamente, che non abbiamo molto tempo per costruire una diversa politica da quella “venduta” dal sistema mediatico, di cui possiamo già vedere l’amaro epilogo.
https://www.massimofranceschiniblog.it/, 11 aprile 2020
qui alcuni articoli pubblicati sulla rivista Sovranità popolare, in cui introduco il tema diritti umani come faro per una nuova azione politica
qui varie riflessioni sui diritti umani ispirate dalla lettura di tre articoli di Donatella Di Cesare, Massimo Nava e Marcello Flores
qui una riflessione sui diritti umani, operata commentando un dibattito sul tema interno alla sinistra svolto sulla rivista MicroMega
qui un’altra riflessione che prende spunto da un articolo di due amici del collettivo AlterLab
qui un primo articolo in cui svolgo considerazioni in ordine alla politica ed all’impegno politico
qui spiego quelle che per me sono le tre principali necessità se si vuole costruire una vera politica alternativa
qui il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani
fonte immagine: Public Domain Pictures
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